È quanto chiede il presidente del Gruppo Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro, che ritorna ad occuparsi del ruolo del Garante regionale dei detenuti sul quale, già agli inizi dell'anno, aveva indirizzato al Governo regionale un'interrogazione, senza mai ricevere risposta.
LECCE - "Qual è stato il ruolo del garante dei detenuti nei 50 giorni di sciopero della fame che hanno preceduto la morte di un cittadino rumeno nel carcere di Lecce? È mai stato informato di questa protesta? Ha fatto qualcosa per evitare il consumarsi di un simile dramma?".
È quanto chiede il presidente del Gruppo Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro, che ritorna ad occuparsi del ruolo del Garante regionale dei detenuti sul quale, già agli inizi dell'anno, aveva indirizzato al Governo regionale un'interrogazione, senza mai ricevere risposta.
"La morte del cittadino rumeno nel carcere di Borgo San Nicola – ha sottolineato il capogruppo Udc – pone una serie di interrogativi sulla figura e il ruolo del garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale. Ci chiediamo innanzitutto se il dottor Pietro Rossi è mai stato informato dello sciopero della fame a cui si era sottoposto il detenuto e se nei 50 giorni della protesta un suo intervento avrebbe potuto dissuadere il cittadino rumeno dal suo intento. L'intervento odierno del dottor Pietro Rossi, che si è detto "pronto ad intraprendere ogni azione utile su questa brutta vicenda", ci sembra tardivo e fuori luogo in quanto ora è di competenza della magistratura indagare sulle responsabilità dell'accaduto e non del garante a cui "è affidata la protezione e la tutela non giurisdizionale dei diritti delle persone presenti negli istituti penitenziari, negli istituti penali per minori, nei centri di prima accoglienza e nei centri di assistenza di assistenza temporanea per stranieri, nelle strutture sanitarie in quanto sottoposti al trattamento sanitario obbligatorio". Già in occasione della morte di un detenuto nel carcere di Trani, un uomo di 33 anni costretto a vivere su una sedia a rotelle a causa di una grave malattia, avevamo inoltrato un'interrogazione al Presidente Vendola e all'assessore al Welfare Gentile, su quello che era stato il ruolo del Garante in quella triste vicenda. Un'interrogazione che, come troppo spesso accade, non ha mai ricevuto una risposta".
"L'auspicio – ha concluso il presidente Negro – è che almeno in questa triste vicenda il Governo regionale non voglia restare in silenzio e faccia chiarezza su quello che è stato e deve essere il ruolo del garante, affinché questa istituzione (che poche regioni in Italia possono vantare) abbia un'utilità e lo stesso garante sia messo nelle condizioni di lavorare realmente a difesa dei diritti dei detenuti, prevenendo il verificarsi di episodi drammatici come quello che si è consumato tra le mura del carcere salentino".