NARDO', "Passa il tempo, ma la lezione non s'impara!"

NARDO' (Lecce) -    Riceviamo  da  Paolo  Marzano,  direttore dell'"Osservatorio sulla Città – Nardò (Le)", la seguente nota, che pubblichiamo integralmente.

"Il livello comunicativo che ha raggiunto la città, nell'affrontare problematiche importanti per il suo futuro non è dei più entusiasmanti. Lo spettacolo di questo periodo, diciamo la verità, davvero non è tra quelli che in futuro potremo definire 'fruttuoso' o carico di 'stimolanti' idee per la necessaria crescita civica, civile, urbana della nostro esteso comune e ce ne stiamo accorgendo, momento dopo momento.

E' pur vero che, chi vince le elezioni amministra e decide... MA! C'è un "MA".

Sarebbe, in effetti, adeguato ed opportuno, per una moderna amministrazione della cosa pubblica, adottare maggiore condivisione e coinvolgimento della gente (associazioni, enti di categoria, comitati, ecc...) di 'tutta' la città, almeno da quanto riportato insistentemente dalle ultime leggi, inerenti le decisioni per il territorio (esempio il P.U.G.), è sempre un bene fidarsi, magari ascoltando le diverse voci della città, per non perdere il 'polso' della situazione.

Dopo aver 'pesato' e osservato come la funzionale assenza del vincolo di mandato si è trasformato in 'anarchia di mandato' (l'importanza è farsi votare poi si va dove si vuole), si constata, in effetti, qual è il limite di questo argomento, per cui, non avendo riferimenti derivati da una seria formazione politica e facile per un individuo 'sfarfallare' di fiore i fiore accorpandosi a mille cespugli o isolandosi in un'indipendenza asfittica e atonale. Motivando poi la continua dislocazione, con semplici 'disorientamenti', dipendenti dal periodo storico politico complesso e confuso.

La lontananza dai partiti e la formazione di gruppi gruppetti anche di singoli che non devono dar conto a nessuno, determinerà sempre più il de-grado e la disgregazione sociale. La confusione è più che evidente dalle firme in calce agli articoli che sulla stampa alternano gli stessi nomi accoppiati sempre diversamente, ma mai decisi o in grado di 'formare', non si comprende perché, una possibilissima 'alternativa di governo'. E allora a che serve questo gioco di martellamento quotidiano? La città ha bisogno di un'alternativa, qual è? E soprattutto, si ha voglia davvero di un'alternativa o, si sta lavorando solo per il 'massacro' del concetto di città? A pagarne le conseguenze sono i cittadini e la confusione ormai creata.

Sta di fatto che è sempre più evidente il vuoto generato dall'assenza di un programma strategico per Nardò, sia della magmatica maggioranza sia dalla frammentata opposizione. Si muovono tutti secondo il principio per cui tutto può iniziare 'ora', a piacere senza un dibattito e può finire, oppure essere modificato e trasformato del tutto, tra qualche minuto dopo le prime logiche 'opposizioni' e così continuerà per sempre SE...

Già, "SE" cosa?

L'Osservatorio sulla città, come sempre, solo e soltanto per poter far riflettere, aggiunge una serie di 'osservazioni' che spostano l'argomento su un ragionamento inerente alla genesi della situazione attuale:

"Siamo ancora dell'idea che dalle liste 'civiche' (pur essendo un'espressione democratica temporanea) possano uscire 'politici', o forse, non è meglio, dopo 18-20 anni, di questa equivoca sperimentazione, convincersi e ridiscutere proprio il significato di questo squilibrio che si è venuto a creare in questa città?".

Allora per dibattere e pensare ci chiediamo:

"Ma le civiche quando perdono il loro potere fondato sul dibattito sociale e sulla proposizione delle istanze dei cittadini in un particolare momento storico, finiscono poi per creare impreparati 'capipopolo', polarizzatori di voti (sicuramente) come la storia ci insegna, ma non adeguati alla pratica e alla dialettica politica, quindi, assolutamente bisognosi di una formazione partitica".

Oppure, mettiamola così, chi fa carriera nelle civiche, e si distingue per semplici caratteristiche relazionali, potrà assurgere a ruoli dirigenziali, poi, nei partiti?

Se la risposta è SI' allora comprendiamo il reale stato di confusione e la obbligata ricomposizione necessaria nei grandi partiti

Se la risposta è NO allora vorremmo aver chiara l'idea delle regole di selezione della classe dirigente bisognosa di una ferrea formazione politica che si esplica solo e soltanto sperimentando discussioni e dibattiti, dentro un partito.

La tematica coinvolge un po' tutti i comportamenti dei gruppi decisionali presenti sul territorio e ne definisce le varie responsabilità, ma si riduce tutto ad una discrasia tutta contemporanea di cui viviamo sulla nostra pelle, gli effetti collaterali (numerose tasse 'per' limitati servizi, ma poi ci va bene uguale! Oppure assistiamo impotenti a salti della quaglia inaspettati e inattesi), insomma tutto quello che può confondere le idee, succede sotto i nostri occhi e il territorio, mancando di precise direttive, corre rischi altissimi.

Secondo noi la funzione delle civiche che è quella di 'informare', delle istanze del territorio, i partiti che magari per distrazione, a volte, non 'ascoltano' il loro stesso ambito vocazionale prettamente diretto al 'servizio' della collettività. Ma assolutamente le stesse civiche non possono sostituirsi ai partiti, dove la scelta delle priorità, il confronto, il rispetto, la discussione, la formazione, la regola, l'autorevolezza delle norme, fa scuola e costruisce quella 'coscienza critica' di cui si sente la mancanza.

Che le civiche formino e regolino 'scuole politiche' e selezionino classi di persone, è una disfunzione durata, solo a Nardò per 18-20 anni, ed ha prodotto 'illusioni' di città possibili rivelatesi, poi, un paesaggio composto da ruderi e pietrisco, comunque 'inerti'. Altrimenti perché questo paesaggio degradato e disorganizzato intorno a noi?

Guardatevi attorno; chiedetevi 'quanta città ci manca' e quanto ci metteremo ad aggiornarla al 2013 con i 'prodotti' delle labirintiche e mutanti civiche al potere.

Riflettiamoci perché davvero intorno a noi c'è il vuoto 'spinto'. Fa bene la stampa quando giorno per giorno distribuisce e ci fa partecipi dei colloqui e dei dialoghi ormai epistolari, esponendo così, il livello raggiunto che sta 'grattando il fondo' e la storia sarà testimone dello sfacelo causato dal 'decidere di non decidere'.

E, sapete una cosa?

Ce ne siamo accorti tutti, ma la lezione ancora non s'impara.

Su questo e sulle cause, i motivi, i metodi usati che ci hanno ridotto in questo modo, vorremmo solo, si riflettesse un po'.

Qualunque vostro commento è ben accetto (se costruttivo), qui, d'altronde c'è ancora tutta una città da ri-costruire (appunto)! E un giorno comprenderemo chiaramente da dove è partito il sacco di Nardò e i suoi 'selezionati' protagonisti.

"Tutti conosciamo la verità, ma chissà perché, passiamo il nostro tempo a distorcerla". Woody Allen

Osservatorio sulla città – Nardò (Le)"