Penso concretamente che la mia città, riqualificandosi, possa insegnare a vedere. E, come sappiamo l'arte di saper vedere fa la differenza! Allora, vediamo un po' come fare. Nelle grandi città esiste la possibilità di affiggere sui teli o sui pannelli ...
NARDO' (Lecce) - Penso concretamente che la mia città, riqualificandosi, possa insegnare a vedere. E, come sappiamo l'arte di saper vedere fa la differenza! Allora, vediamo un po' come fare. Nelle grandi città esiste la possibilità di affiggere sui teli o sui pannelli a copertura dei ponteggi, durante i restauri o le ristrutturazioni degli edifici, delle semplici pubblicità. Sulle facciate dove esistono, anzi, persistono e persisteranno, dei ponteggi, (sono sempre un buon segno perché vuol dire che la città di cambia volto) per i cantieri aperti, ebbene, ritengo che ci si debba prodigare per inventare un nuovo modo di comunicare, la bellezza del luogo e dell'intera città.
Come?
E' presto detto! Penso che sia arrivato il momento di porre l'attenzione per queste "importanti" superfici a disposizione, usando quegli spazi per una destinazione un po' più consona ad una città d'arte, come 'naturalmente e vocazionalmente', ha scelto di essere Nardò.
Infatti, una nuova forma espressiva potrebbero essere le "installazioni urbane/visive" distribuite, in questo caso, proprio sui ponteggi nei diversi luoghi e nei diversi cantieri, per la città.
Ma cosa sono? Tutti i cantieri, invece di avere insignificanti teli di copertura che col tempo si consumano e si degradano, possono essere trasformati in "forme e superfici comunicative emittenti".
Infatti, immaginiamo degli ingrandimenti fotografici (a spese di questa o quell'altra azienda che volesse fare pubblicità promuovendo lo sviluppo culturale e paesaggistico, e sappiamo che per Nardò, ne vale sempre la pena!) magari di alcuni particolari architettonici degli edifici del centro o di alcune viste marine o ancora di foto aeree della nostra città. Oppure azzardare e provare a sperimentare una possibilità alternativa di comunicare la natura e l'ambiente invadendo così il centro storico con delle gigantografie (là dove esistono ponteggi) di piante autoctone complete di didascalie, indicazioni, mappe di circuiti turistici e paesaggistici. Il centro storico si trasformerebbe, in maniera nuova, del tutto sperimentale, colorando le diverse superfici anonime, e rivestendole di una componente attivo-visiva con destinazione didattica-turistica-informativa. I cantieri, a questo punto, sarebbero reinterpretati e riconvertiti in punti di accumulo di significanti forme d'arte urbana e sarebbero facilmente riconoscibili dai turisti che si muoverebbero all'interno di una Nardò "comunicante", "attiva", "destagionalizzata" e trasformata in una "installazione". Dunque una chiara formula per sperimentare un paesaggio di immagini, inserito nel centro storico tra viuzze, piazzette e slarghi.
Il concetto è lapalissiano, là dove la città in effetti soffre della ristrutturazione e del degrado causato dai lunghi (purtroppo) lavori, allora, proprio lì, riqualifichiamo il luogo, polarizzando l'interesse visivo. Avremmo trasformato così, la fase sensibile di un urbano in trasformazione, in un luogo comunicante, in "arte urbana".
E che ne dite se le immagini illustrassero alcune foto dei reperti fossili come i pesci fossili 'olotipi' ritrovati e presenti già nella 'nascosta' sede del Gruppo Speleologico Neritino oppure delle foto delle anfore della nave romana nei nostri fondali marini? Il tutto consentirebbe di comprendere la ricchezza che possediamo e la specifica vocazione di Nardò, sempre più tendente al meraviglioso MUSEO DIFFUSO che personalmente ho da sempre profetizzato come elemento strutturale per il futuro della città, la cui accezione non ricade nel solito labirintico percorso a tema unico, ma qui a Nardò si rivelerebbe nella sua molteplice differenziazione e nella sua diversificata e accattivante realtà. Il centro storico della città dunque come un magnifico "interno architettonico", come lo definisco io, che dispiega la sua innata forza creativa, all'attenzione dei curiosi.
Con questa soluzione potremmo veramente sperimentare un nuovo modo di comunicare, oltre che 'la città', anche l'idea che vogliamo dare di rinnovamento sulla base della qualità urbana e della sua sostenibilità. Un modo lento e continuo per far scoprire e esplorare tante cose nascoste di Nardò, come i giardini interni ai palazzi, le nicchie sacre, gli altari barocchi o i particolari architettonici di pregio: praticamente tutto ciò che la città offre, contribuendo ad arricchire i cittadini e i curiosi di una nuova forma di VISIVITA'. Tutto ciò amplierebbe l'occupazione delle giovani potenzialità del nostro territorio creando circuiti virtuosi di promozione e turismo.
Prendiamo in considerazione quante più idee possibili per risolvere le problematiche più evidenti e proponiamo l'alternativa per una città che, comunque vada, avrà, da qui a qualche decennio, un volto nuovo e perchè no, capace, secondo me e con questi metodi creativi, di esprimere una cultura nuova attinente all 'ecologia urbana'.
Paolo Marzano, per la Consulta sulla Cultura
Osservatorio sulla città Nardò (Le)