DELL’ARCHITETTURA … DELLA VISIONE

L’arte che si proietta nella vita degli uomini, s’immerge nelle loro complesse relazioni, si evolve nei sogni e a volte si solidifica, diventando architettura.

Perché un architetto della seconda metà del ’700, presentando il suo progetto per l’interno del teatro di Besançon (1775-1784) usa uno strumento così insolito, per quel tempo, quale è la riflessione della sala, nell’iride di un occhio? Anche Ridley Scott, nel suo film Blade Runner, dà inizio al suo racconto, inquadrando un occhio nella maniera di Ledoux, presenta la dimensione in cui inquadra il suo fantascientifico mondo. Il riflesso, l’iride, il significato di “vedere” quella particolare realtà, sembrerebbe assonante; per poter “conoscere”, infatti, l’occhio fa il primo passo. Più che la risposta, della quale ci occuperemo, è il porre la domanda che diventa fondamentale (come sempre!). Di quale capacità percettiva e rivelatrice, i due “sensibili” (architetto e regista), intendono investire lo spettatore che guarda la sala del teatro, o inizia a vedre il film? L’occhio, diventa per l’individuo, l’entrata o meglio, il contatto tra un esterno incommensurabile, (emittente) ed un interno sensibile (individuo ricevente), una “soglia”.

Fisiologicamente, è così che l’occhio umano inizia, la fase “selettiva” fatta da piccoli quadri visivi. Il discorso è più complesso, in quanto la ricezione è velocissima (4 movimenti al secondo della pupilla). La ristretta zona foveale obbliga la pupilla ad una serie di visioni (occhiate) a scatti, in sostanza delle mire “consapevoli”, che tendono a far passare, il punto osservato, dalla zona periferica retinica a quella centrale (ricerca continua di un centro compositivo?!), acquisendo quanto prima, una posizione comoda e di controllo. Il fenomeno si realizza rispondendo a continue attese, basate su una logica percettiva data dall’esperienza e dalla curiosità di leggere in breve la forma e chiuderla in uno spazio da confrontare con le infinite informazioni già immagazzinate.

La percezione visiva riesce, ad isolare l’immagine da un fondo implacabilmente caotico che sarebbe di difficile identificazione e la contempla analizzandola nei suoi particolari.

L’attività ottica determina una dinamicità pura, in quanto la fenomenologia visiva si trasforma in un complesso e attivo congegno “balistico”, esso trasmette vettori direzionali precisi, mutando la condizione compositiva e tentando istintivamente di completarla ininterrottamente. Un fenomeno, questo, capace di aprire le porte di possibilità che vanno oltre l’esistenza stessa del contatto con l’ambiente diventando un’evidente sorgente di numerose relazioni tra l’uomo e lo spazio.

La velocissima messa a fuoco dell’occhio e il calcolo, ancora più veloce, delle distanze, è un fattore caratteristico della percezione di un luogo. Tutto ciò che ci hanno insegnato storici della psicologia dell’arte, quali E. H. Gombrich, R. Arnheim e ricercatori come H. Focillon e il suo allievo G. Kubler, ci aiuta a capire come la storia delle cose (delle forme), è strettamente collegata alla nostra interpretazione rispetto allo spazio, alla storia, al momento in cui facciamo una scoperta e, in quale modo questa, diventerà esperienza utile per la nostra vita (Relazionalità?!).

L’arte che si proietta nella vita degli uomini, s’immerge nelle loro complesse relazioni, si evolve nei sogni e a volte si solidifica, diventando architettura. Essa, si lascia contemplare, stimolando altre possibili idee ed evidenziando i limiti della continua ricerca dei progettisti che, all’arte devono volgere senza timore, l’attenzione per poterli superare.

L’arte rappresenta il contenitore ideale dei mondi possibili cui attingere stimoli, per elevare l’uomo ad uno stato superiore di sensibilità e di coscienza del proprio spazio.
La bellezza, ne diventa una conseguenza, appena l’arte stessa entra in risonanza con le diverse individualità pronte a recepire questi messaggi.

I risultati sono infiniti, le soluzioni innumerevoli e, in quella che s’identifica, a questo proposito, più con un’attività attinente alla scultura che all’ingegneria, ecco che si sviluppano i luoghi e gli ambienti che possono davvero migliorare la nostra esistenza.

Approfondimenti sull’argomento al link:

http://www.architettare.it/author/paolo-marzano/