A COLLOQUIO CON ANNA GRAZIA STAMMATI, PRESIDENTE DEL CENTRO STUDI PER LA SCUOLA PUBBLICA
LECCE - Per cogliere il significato e le motivazioni del Convegno Nazionale intitolato “La scuola in carcere - I progetti assistiti e la Nuova istruzione degli Adulti – Il Sud e le isole a confronto”, realizzato presso la Casa Circondariale Borgo San Nicola-Nuovo Complesso di Lecce, il 16 maggio scorso, abbiamo intervistato Anna Grazia Stammati, Presidente Centro Studi per la Scuola Pubblica.
D. – Professoressa Stammati, dal Convegno leccese di venerdì scorso è emersa necessità di potenziare, nelle Istituzioni penitenziarie, le condizioni per garantire un “fare scuola” sempre più a misura di studentesse e studenti. I target formativi di riferimento e lo spirito dell’iniziativa del CESP costituiscono, a mio avviso, l’espressione etica di un reale segno di civiltà, da perseguire quotidianamente, attraverso sinergie intenzionali e sistematiche. Quali sono le sue valutazioni sul meeting salentino?
R. – Il Convegno svoltosi a Lecce segna un punto importante nella definizione del ruolo della scuola e dell’insegnante in carcere, per più motivi: perché continua nel percorso di diffusione sui territori delle informazioni necessarie per comprendere appieno gli elementi della nuova organizzazione dell’istruzione adulti; perché siamo entrati nel merito degli obiettivi formativi propri dell’istruzione adulti.
Non è un caso che sia il Sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi, che il Capo Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria abbiano fatto pervenire due lettere al CESP e ai convenuti, per esprimere piena condivisione per le tematiche esposte e per il lavoro che il Cesp sta conducendo in relazione alla battaglia per la diffusione, l’ampliamento e la qualificazione dell’istruzione in carcere.
D. – Qual è la mission del Centro Studi per la Scuola Pubblica, da Lei presieduto?
R. – Lo studio e l’analisi delle trasformazioni in atto nella scuola e nelle caratteristiche del lavoro che vi si svolge, all’interno dei più generali processi di cambiamento nel lavoro intellettuale/mentale. Attraverso tale lavoro ci si ripromette di raggiungere la massima diffusione di una profonda consapevolezza critica del proprio ruolo tra i docenti e il personale della scuola, in direzione di un più qualificato riconoscimento della scuola nella società, nella difesa e nel miglioramento dell’istruzione pubblica. L’associazione svolge, in base a questi obiettivi, formazione continua per il personale della scuola e non. Il Cesp è impegnato nel raggiungimento di una reale gratuità della scuola, per il diritto allo studio, contro ogni forma di emarginazione scolastica e di discriminazione razziale, sessuale, etnica e religiosa.
Siamo contemporaneamente impegnati a progettare elementi di trasformazione della scuola che si inquadrino in un processo di più ampia trasformazione della società, nella convinzione che tale processo può essere raggiunto solo con il superamento della mercificazione della cultura e del sapere. Il centro studi si propone di raggiungere momenti di raccordo anche a livello internazionale tra i lavoratori della scuola e tra questi e altre categorie o cittadini interessati alla difesa e al miglioramento della scuola pubblica.
D. - Come si coniuga la peculiarità dei percorsi formativi implementati nelle Istituzioni Penitenziarie con le tappe di riorganizzazione dell’istruzione per gli adulti, alla luce delle disposizioni previste dal DPR 263/2012?
R. – Qualunque percorso di risocializzazione di un detenuto non può prescindere dallo stretto legame che questi deve mantenere con la società e ciò non può che valere anche per i percorsi scolastici, che devono essere strettamente legati con quelli che ogni adulto “libero” segue nei percorsi di studi esterni. Anche perché, in ogni momento, al termine della pena, deve corrispondere la possibilità di continuare il percorso di studi all’esterno, per potersi fattivamente ricollocare nel mondo del lavoro.
Ciò non toglie che, così come ha riconosciuto anche l’amministrazione nelle Linee Guida per la nuova istruzione adulti, “la programmazione dei percorsi di istruzione degli adulti negli istituti di prevenzione e pena, fermo restando quanto previsto dal DPR 230/2000, dovrà tenere conto della specificità e distintività dell’istruzione nelle carceri, al fine di rendere compatibili i nuovi assetti organizzativi e didattici con i “tempi” e i “luoghi” della detenzione, nonché con la specificità dell’utenza, utilizzando metodi adeguati alla condizione dei soggetti e predisponendo soluzioni organizzative coerenti con il principio di individualizzazione del trattamento penitenziario.” Pertanto, i CPIA e le istituzioni scolastiche di secondo grado devono attivare misure di sistema finalizzate ad apportare i necessari adattamenti organizzativi, in relazione alla specificità della domanda formativa degli adulti in carcere.
D. – Il DPR 263/2012 contempla l’attuazione graduale del nuovo assetto didattico-formativo dei Centri provinciali per l’Istruzione degli adulti, attraverso la realizzazione di progetti assistiti. Ci descriva lo stato dell’arte dei lavori, in considerazione delle recenti LINEE GUIDA per il passaggio al nuovo ordinamento dell’istruzione adulti.
R. – L’avvio tecnico della riorganizzazione dell’istruzione adulti, che si è attivata con i nove progetti assistiti a livello nazionale, ha evidenziato, ad oggi, una situazione di difficoltà nella diffusione del nuovo modello proposto.
Le difficoltà sono dovute ad una differente esperienza maturata negli anni sui territori, ma anche a limiti oggettivi del modello stesso, dovuti tanto alla mancanza di risorse, quanto a scelte di riduzione del monte ore complessivo a diposizione dei percorsi didattici. Ciò rende improponibile qualunque serio intervento nelle scelte didattico-formative degli studenti che afferiscono ai CTP/CPIA o ai corsi serali. Per questo motivo si sta assistendo, sui singoli territori, a dichiarazioni di indisponibilità all’attivazione dei nuovi CPIA che, nonostante le indicazioni provenienti dalla Linee Guida e dalle circolari attuative, che danno per definitivo l’avvio della Nuova istruzione adulti, trovano ancora resistenze e richieste di revisione, soprattutto in relazione al mancato potenziamento degli organici o, come nel caso dei corsi serali, al taglio degli organici.
Direi, pertanto, che il prossimo sarà ancora un anno di prova e di verifica, all’interno del quale occorrerà individuare i nodi problematici che è necessario sciogliere, gli interventi da effettuare, i punti di forza e di debolezza su cui intervenire prima di applicare il modello organizzativo dei CPIA e della nuova istruzione adulti.
Da parte del Cesp, indipendentemente dall’attuazione o meno della riorganizzazione dell’istruzione adulti, prevista dal DPR 263/2012, l’obiettivo è comunque quello di iniziare un confronto a tutto tondo su di un nuovo modello formativo per l’istruzione in carcere, all’interno del quale restituire all’insegnante il ruolo di “ agente del cambiamento”, nel percorso di risocializzazione dello studente “ristretto”. Tale compito è stato affidato, nel convegno, al “ Laboratorio formativo” tenuto da due ricercatrici universitarie, Maria Rita Mancaniello - dell’Università di Firenze - ed Elena Zizioli - dell’Università Roma Tre -, che ha scritto a tale proposito uno specifico libro intitolato “ Essere di più. Quando il tempo della pena diventa il tempo dell’apprendere”.
Paolo Palomba