LETTERA APERTA DELLE COORDINATRICI NAZIONALI DOCENTI DELLA RETE GNE AI MEDIA

 

 

 

Giuditta Iantaffi e Ilaria Romano, coordinatrici nazionali della Rete Docenti Giornalisti Nell'Erba e delegate Formazione & Educazione, scrivono una lettera aperta ai media italiani a proposito di video e articoli apparsi a seguito del ClimateStrike del 15 marzo.

 

Ecco il testo. 

 

'In qualità di insegnanti ringraziamo sentitamente il Messaggero e gli altri media che hanno ripreso il suo video, per aver messo in evidenza i nostri giovani, i nostri alunni, nel modo peggiore.

 

Ieri ragazzi di ogni età hanno protestato in massa in tutto il mondo per richiamare l'attenzione sul problema dei cambiamenti climatici e per chiedere semplicemente di poter avere un futuro. Sono riusciti finalmente, dopo anni di indottrinamento e di annebbiamento da media, a dissentire, a protestare, a porsi domande, a mettere in discussione le autorità, i luoghi comuni, i dogmi. Sono stati, come disse Bertrand Russel, il peso che inclina il piano. E forse questo piano lo hanno inclinato veramente, Greta e questi ragazzi: hanno fatto esplodere una verità, che tutti conosciamo, ma che nessuno vuole riconoscere.

 

Sono stati accusati di essere comunisti, 'sempre i soliti'.

 

Perché?

 

Questi ragazzi non chiedono l'abolizione della proprietà privata, chiedono solo un'economia sostenibile dove ogni azienda metta in moto un circolo virtuoso per un minore impatto ambientale, dove la finanza investa nel futuro e non nel fossile.

 

Sono stati accusati di essere ignoranti.

 

Perché?

 

Perché i nati dal 1999 in poi non sanno la definizione scientifica del buco dell'ozono, uno dei pochi problemi affrontati e praticamente risolti con il Protocollo di Montreal firmato nel 1987 ed entrato in vigore nel 1989?

 

E poi siamo sicuri che quei pochi ragazzi scelti dal Messaggero siano la reale fotografia dei giovani che erano ieri nelle piazze? Siamo sicuri che siano gli sciocchi 'radical chic buonisti' descritti da Il Tempo? Poco importa che Il Messaggero abbia in un primo tempo rimosso il video (era un tale scempio della parola stessa 'giornalismo' che forse in redazione qualcuno ci aveva ripensato? No, ecco che è ricomparso). Quello stesso video è stato ripreso da tantissime testate, c'è chi l'ha riassunto per iscritto, l'hanno cavalcato, l'hanno utilizzato per umiliare i giovani e mortificarli, per attaccarli, per farli tacere e farli 'tornare al loro smartphone' da 'figli di papà'.

 

Sicuramente se oggi i ragazzi hanno conoscenze su cambiamento climatico e sviluppo sostenibile non lo devono ai media.

 

Noi docenti della Rete gNe (giornalisti Nell'erba) insegniamo da anni e abbiamo sempre fatto lezioni ai nostri alunni sull'attualità provando ad utilizzare anche le maggiori testate giornalistiche. Beh, ci dispiace dirlo, cari signori, ma su questi temi scottanti e fondamentali abbiamo trovato ben poco. Le notizie vere le abbiamo sempre trovate su testate specialistiche che magari hanno poca tiratura, ma grandi competenze. Una domanda la rivolgiamo proprio a voi: quanti erano a seguire le ultime Conferenze mondiali sul clima? Quanti a COP21, COP22, COP23 e a dicembre scorso a COP24? A noi risulta che ad esempio a COP24 solo una testata italiana sia stata presente fino all'ultimo, solo una ha fatto un'analisi precisa - documenti alla mano - dei risultati, del cosiddetto rulebook, ed è email= Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. " target="_blank" style="text-decoration-line:underline;color:rgb(0, 0, 255)">giornalistinellerba.it. Ci piacerebbe sbagliarci. Ci farebbe davvero piacere se poteste smentirci.

Neppure a scuola se ne parla. Eh sì, perché l'argomento sostenibilità e scienza sul clima sono ancora oggi, nonostante le Nuove Indicazioni del MIUR del 2017 e l'Agenda 2030, argomenti di nicchia, tanto che nelle stesse scuole non è fondamentale o obbligatorio. Per molti docenti viene prima il programma, le verifiche, la storia antica che dovrebbe insegnare a capire l'attualità, se di attualità a scuola si riuscisse a parlare.

 

La scuola stessa ormai, presa da ansia da prestazione, da prove Invalsi, PTOF, RAV e tanta altra burocrazia, non riesce più ad occuparsi dell'alunno come individuo, non riesce più a prendersi cura, come diceva Don Milani, delle giovani menti, non riesce più a fornire una cultura che renda critici e quindi liberi i futuri cittadini. Leonardo, 23 anni, intervistato a Buongiorno Regione Lazio a Rai3, l'ha detto: 'Si tratta per lo più di autoformazione'.

 

Siamo sicuri che tutto questo sia solo un caso?

 

Crediamo fermamente nei giovani, sappiamo che possono e potranno fare molto e siamo sicuri che, buco dell'ozono o no, vadano rispettati per quello che hanno fatto e, statene certi, per quello che continueranno a fare.

 

Oltre a quelli intervistati da voi, ci sono tantissimi giovani che da tempo studiano, leggono anche oltre la scuola. Giovani colti e critici che si sono messi in gioco e tra un compito in classe e un'interrogazione sono riusciti ad organizzarsi, scrivere, creare cartelloni, cori e quant'altro per manifestare il 15 marzo. Alcuni hanno dovuto prendere anche delle note scolastiche, ma non hanno vacillato, sono stati fermi, determinati nella loro decisione di partecipare ad una protesta, una battaglia che non possono perdere!

 

Il potere - soprattutto quello dell'informazione - va esercitato con responsabilità.

 

A nostro parere l'intervista del Messaggero ai manifestanti del 15 marzo, oltre che tendenziosa, è anche un cattivo esempio di esercizio del potere adulto.  Aver mitizzato l'esperienza del '68 e sbeffeggiare oggi dei giovani che hanno individuato una ragione per cui lottare è un comportamento poco responsabile. Sarebbe forse preferibile una generazione muta e rassegnata di bamboccioni?

 

Sono stati tanto criticati, ma adesso sembra che questa nuova veste di 'giovani in rivolta' abbia scatenato una critica ancora più accanita.

 

Obliterare le lotte altrui non offre un contributo al progresso della comunità nel suo insieme. Specialmente quando, come nel caso del video del Messaggero, chi lotta è ridicolizzato attraverso messa in evidenza di quella porzione di manifestanti (presente in ogni manifestazione) che non è pienamente al corrente delle ragioni della protesta, o magari non le sa articolare.

 

Senza volersi soffermare sul fatto che il 'buco dell'ozono' (forse meglio dire 'nell'ozono', ma non stiamo a sottilizzare) è l'esempio di un problema in parte risolto, proprio perché anni fa sensibilizzare al problema su scala mondiale ha spinto gli Stati ad adottare misure che ne hanno ridotto le cause, riteniamo che sarebbe stato più utile interrogarsi sul perché alcuni giovani siano poco preparati sui problemi ambientali mentre gli altri ne sono al corrente grazie a un'attività di autoformazione.

 

Forse, per contestualizzare, si sarebbe potuto parlare anche di come alcuni addetti ai lavori non trasmettono informazioni e conoscenze aggiornate, magari perché a un certo punto della vita viene naturale contare sul sapere già acquisito e fa fatica tenere il ritmo dell'apprendimento continuo.

 

Si sarebbe anche potuto parlare dei tanti adulti (e ce ne sono tra i nostri colleghi, sia insegnanti che giornalisti che genitori) che hanno intelligentemente colto l'occasione del 15 marzo per aggiornarsi in materia di cambiamenti climatici, spesso proprio attraverso gli interventi dei giovani che hanno fatto opera di sensibilizzazione e informazione nelle scuole e in famiglia oltre che nelle piazze.

 

Non di sola protesta si tratta, infatti: lo sciopero per il clima ha anche avuto la funzione di fare informazione e di spingere alla conoscenza e all'approfondimento. È stato, quindi, doppiamente buono.

Si sarebbe dovuto parlare dei molti giovani consapevoli e informati e delle preoccupazioni che li spingono a protestare per una causa che non è 'dei giovani' ma riguarda tutti; solo che i giovani, che con le conseguenze dei cambiamenti climatici dovranno fare i conti in futuro, oggi non sono abilitati a prendere decisioni per prevenirle.

 

Tutti sprovveduti i giovani non sono. Pensiamo proprio che le risposte per il video siano state selezionati ad hoc per una campagna mediatica distruttiva del movimento dei ragazzi. Greta fa paura, ha confessato a suo modo Rita Pavone. Ecco, appunto: fanno paura, probabilmente.

 

Ecco tre voci. Diverse. Ne abbiamo moltissime altre, e la competenza non manca, tutte sentite e registrate ieri. Se le volete, sono tutte disponibili.

 

Giulia, 15 anni: 'Oggi mi rivolgo a tutti per dire che noi giovani siamo stanchi. Stanchi di sentire i politici parlare di ambiente e di sostenibilità in modo inappropriato e solo per gettare fumo agli occhi. Stanchi di essere considerati ragazzini ignoranti; stanchi di coloro che pensano che lo sciopero di oggi sia una perdita di tempo; di sentirci dire che basta un progetto scolastico sulla differenziata per risolvere il problema; Stanchi di vedere energie e risorse sprecate per inefficienza; di assistere ad una crescita economica che ci sta distruggendo; Stanchi di COP costose ed inconcludenti, stanchi di veder morire bambini e ragazzi perche' il governo ha chiuso gli occhi con la mafia, di vedere politici indifferenti alle potenzialita' di un'economia circolare. Stanchi di assistere a tutto questo in silenzio. Noi sappiamo che adesso è urgente agire e lo stiamo facendo. Ora  tocca a voi. Il vostro futuro lo avete avuto. Avete il dovere morale di lasciarne uno anche a noi'.

 

Chiara ed Elisa,  12 anni: 'Quest'anno, mentre a scuola facevamo educazione alla sostenibilità, siamo rimaste molto colpite da un articolo scritto da Ivan Manzo che citava: l' inquinamento atmosferico non è solo un danno per la salute ma incide sulle capacità cognitive e influisce anche sulla felicità rendendoci tristi e scontrosi. Anche sulla felicità? Dai risultati della ricerca dell'università di Hong Kong, in Cina l'inquinamento non solo sta portando alla morte prematura piú di un milione di persone ogni anno, ma sta condizionando i livelli di felicità diffusi tra la popolazione. La qualità della vita è del tutto compromessa. Quello che sembra cosí lontano è piú vicino di quanto si creda. In Italia si muore a Taranto, nella terra dei fuochi e per l'amianto e chissà per quante altre cose ancora. Non si può continuare a pensare che basta limitare il consumo dell'acqua e fare la differenziata. I governi devono mettere in atto tutte le azioni possibili per ridurre da subito le emissioni.  Sono anni che la scienza studia e propone rimedi, i governi devono imparare ad ascoltare'.

 

Valeria e Linda, 13 anni: 'Come molti ragazzi oggi siamo qui per parlare e farci sentire. I rapporti sui cambiamenti climatici ci dicono che nel 2050 avremo uragani devastanti, innalzamento del livello dei mari ed estati caldissime. Ma non solo, ci saranno emigrazioni di massa dalle aree del pianeta diventate invivibili alle quali, i paesi climaticamente più fortunati, non potranno più opporsi. Il futuro del pianeta è in mano ai politici di oggi, che con la loro indifferenza stanno portando al collasso il mondo di domani. A pagarne le conseguenze fra 50 anni non saranno loro ma noi che più volte siamo stati considerati bamboccioni, ignoranti e incapaci. Non ci sottovalutate'

 
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Corpo, arte e disabilità: il progetto ASL-Unisalento per andare oltre le barriere

L’iniziativa è curata dal Gruppo di Lavoro di “Abbattitabù”, che è un progetto nato all’interno di un

Protocollo d'Intesa tra l'Università del Salento e l'ASL Lecce, con l'obiettivo fondamentale di rispondere

alla responsabilità sociale dell'informazione e della prevenzione.

 

LECCE - “Corpo, Arte e Disabilità”: un progetto per andare (artisticamente) oltre le barriere. Si parte il 4 marzo prossimo con il primo dei cinque appuntamenti che, sino a giugno, permetteranno agli studenti universitari di misurarsi con il proprio corpo e la disabilità attraverso l’arte.

L’iniziativa è curata dal Gruppo di Lavoro di “Abbattitabù”, che è un progetto nato all’interno di un Protocollo d'Intesa tra l'Università del Salento e l'ASL Lecce, con l'obiettivo fondamentale di rispondere alla responsabilità sociale dell'informazione e della prevenzione, mettendo al centro dell'attenzione le persone con disabilità nelle varie dimensioni dello studio, del lavoro, del tempo libero, dell'affettività e della sessualità.

Il gruppo di lavoro è composto dagli esperti del Servizio di Consulenza Sessuologica alle Persone Disabili del Dipartimento di Medicina Fisica e Riabilitazione dell'ASL Lecce, diretto dal dott. Antonio Antonaci (vi partecipano lo psicoterapeuta Ferruccio Pascali, la sociologa Patrizia Primiceri e il consulente sessuologo Massimo Vergari), dalla responsabile dell'Ufficio Integrazione Disabili dell'Università del Salento Paola Martino, dagli studenti e giovani laureati peer educator (educatori alla pari) della stessa Università e dalle volontarie del Servizio Civile.

La relazione con sé e gli altri, giovani studenti ed esperti-artisti, sarà dunque lo spazio in cui aprire una profonda riflessione in grado di abbattere tabù vecchi e nuovi, a partire da quelli legati alla sessualità, obiettivo che attraversa per intero il percorso di “Abbattitabù”. Sarà sperimentata una sorta di arte-terapia di gruppo grazie alla grafica, al canto, alla fotografia, alla scultura e alla poesia.

Scopo del progetto è, quindi, aiutare gli studenti con disabilità e senza disabilità a riflettere su se stessi, sul loro corpo e sui messaggi che esso rimanda, sulle difficoltà dell’affettività in un corpo diverso, sui sentimenti e le parole per esprimerli.

Mauro Marino (operatore culturale), Valentina D’Andrea (illustratrice e scenografa), Bruno Maggio (ceramista e scultore) e Tyna Maria Casalini (compositrice Christian/Gospel e musicarterapeuta) sono i professionisti che offriranno gratuitamente le loro competenze per animare i laboratori del progetto.

Negli incontri con gli esperti, i partecipanti lavoreranno su queste tematiche e produrranno un ”risultato” comune che sarà poi condiviso nell’evento finale del 12 giugno, che si svolgerà, come gli altri appuntamenti, negli spazi universitari dell’edificio 6 Studium 2000 in via di Valesio a Lecce.

Destinatari del progetto

Studenti dell’Università del Salento

Sede di svolgimento

Ufficio Integrazione Disabili – edificio 6 Studium 2000 – via di Valesio - Lecce

Modalità di svolgimento

Si prevedono almeno 5 incontri di circa 2/3 ore ciascuno (nel periodo marzo – giugno) con il coinvolgimento di esperti esterni con la supervisione del gruppo di lavoro del progetto Abbattitabù. Il lavoro svolto nei laboratori sarà poi sintetizzato in un incontro finale nel mese di giugno, in occasione del quarto anniversario della scomparsa del prof. Gino Santoro, presso la sede dell’Ufficio Integrazione Disabili.

Per la modalità laboratoriale sono previsti minimo 10, massimo 15 partecipanti.

Risorse

Gruppo di lavoro del progetto Abbattitabù

Esperti esterni:

Tyna Casalini - compositrice Christian/Gospel e MusicArTerapeuta

Valentina D’Andrea – illustratrice, scenografa

Bruno Maggio – ceramista, scultore

Mauro Marino – operatore culturale

Calendario eventi

Lunedì 4 marzo – ore 16.00 – 18.30: esperto Mauro Marino

Lunedì 25 marzo – ore 16.00 – 18.30: esperta Valentina D’Andrea

Lunedì 8 aprile - ore 16.00 – 18.30: esperto Bruno Maggio

Lunedì 13 maggio – ore 16.00 – 18.30: esperta Tyna Casalini

Lunedì 3 giugno – ore 16.00 – 18.30: esperta Tyna Casalini

Lunedì 10 giugno “prova generale” – ore 16.00 – 18.30: esperta Tyna Casalini più tutti gli altri esperti

Mercoledì 12 giugno – ore 17.00 Evento finale

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NARDO', IL COMUNE AL FIANCO DEL “MOCCIA”, NO A UN ALTRO ALBERGHIERO A GALLIPOLI

IL COMUNE AL FIANCO DEL “MOCCIA”, NO A UN ALTRO ALBERGHIERO A GALLIPOLI

L’amministrazione comunale ricorrerà al Tar contro l’attivazione dell’indirizzo

NARDO' (Lecce) - L’amministrazione comunale a sostegno della battaglia dell’istituto “Moccia” contro l’attivazione a Gallipoli di un altro indirizzo di studi “Enogastronomia e ospitalità alberghiera”. Anche il Comune di Nardò, infatti, ricorrerà al Tar con i Comuni di Ugento e Casarano e con gli istituti “Bottazzi” di Casarano e “Moccia” di Nardò, contro la delibera di Giunta regionale n. 2468 del 21 dicembre che prevede proprio l’attivazione dell’indirizzo di studi presso l’istituto “Vespucci” di Gallipoli.

La vicenda prende le mosse con la delibera n. 74 del 23 novembre scorso con la quale il Consiglio della Provincia di Lecce ha proposto alla Regione Puglia l’attivazione dell’indirizzo di studi presso l’istituto gallipolino, che la Regione ha accolto approvando, appunto con la delibera del 21 dicembre, il “Piano regionale di dimensionamento della rete scolastica e programmazione dell’offerta formativa per l’anno scolastico 2019/2020”. Una prospettiva che i ricorrenti al Tar ritengono in contrasto con l’equa distribuzione territoriale dell’offerta formativa nel settore alberghiero in provincia di Lecce, che conta già cinque presìdi dello stesso tipo (Lecce, Otranto, Santa Cesarea Terme, Nardò e Ugento), e con elementari principi di buona amministrazione, visto che Gallipoli dista appena venti chilometri da Ugento (sede coordinata dell’istituto “Bottazzi” di Casarano) e dodici da Nardò. In sostanza, l’attivazione di un indirizzo di studi “fotocopia” a Gallipoli inciderebbe pesantemente sulla frequenza degli istituti di Ugento e Nardò e metterebbe a rischio la sopravvivenza degli stessi, che oggi contano rispettivamente 478 e 627 studenti. Peraltro, l’istituto “Moccia” è inserito nei piani regionali di edilizia scolastica, è avviato a un programma di completamento strutturale ed è il perno di un sistema collaudato di accordi e convenzioni con il territorio mediante i quali i laboratori della scuola vengono utilizzati anche da altri soggetti.

Abbiamo affrontato la questione con la dirigenza scolastica del “Moccia” - spiega l’assessore all’Istruzione Maria Grazia Sodero - e abbiamo convenuto che una battaglia a difesa dell’istituto è sacrosanta. Non c’è una sola ragione tecnica e di buon senso che conforta l’attivazione a Gallipoli di un altro indirizzo “alberghiero”. Tre scuole “fotocopia” in appena trenta chilometri su un territorio in cui ne esistono già cinque, sono davvero una prospettiva senza senso. È evidente che il “Moccia”, così come il “Bottazzi”, rischierebbero di veder compromessa la propria ragion d’essere. Comunque, mentre noi lavoravamo in silenzio, ma con atti e fatti concreti, i soli noti - tifosi delle sciagure - strumentalizzavano anche questa vicenda, accusando l’amministrazione comunale di immobilismo e avendo cura di passare lontanissimi da qualche misera proposta di soluzione al problema. Per non correre il rischio ovviamente di essere di una qualche utilità a Nardò e ai neretini”.

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Contrastare le delocalizzazioni, IV Commissione approva la proposta Bozzetti (M5S): “Tuteliamo le aziende che non scappano all’estero”

La proposta approvata oggi  è fondamentale per tutelare posti di lavoro e le aziende che tra mille sacrifici continuano a restare in Puglia e a non delocalizzare la produzione."

 

BARI - Approvata all’unanimità in IV Commissione la proposta di legge del M5S a prima firma del consigliere Gianluca Bozzetti “Norme in materia di contrasto alle delocalizzazioni produttive”.

 

La proposta approvata oggi  - continua Bozzetti - è fondamentale per tutelare posti di lavoro e le aziende che tra mille sacrifici continuano a restare in Puglia e a non delocalizzare la produzione. È notizia di questi giorni la delocalizzazione in Polonia di aziende dell’aeronautica e dell’aerospazio che hanno ricevuto contributi regionali per creare occupazione nel brindisino. Si tratta solo della punta dell’iceberg di un fenomeno ormai troppo diffuso a cui si deve porre un freno, come sta facendo il Governo nazionale. Per questo ringrazio i colleghi della IV Commissione per aver approvato all’unanimità la proposta di legge. Non è più accettabile assistere ai drammi sociali e occupazionali causati da queste aziende”.

 

La proposta prevede, da un lato, di recuperare i finanziamenti erogati alle imprese che decidono di delocalizzare all’estero la produzione a meno di 5  anni dal percepimento di fondi regionali e dall’altro lato vuole favorire nuove possibilità di occupazione per tutti quei lavoratori che, proprio a causa di questo meccanismo, rimangono senza lavoro.

Pensiamo ad esempio - continua il pentastellato -  alla possibilità di ricorrere ad accordi di programma per la reindustrializzazione e la riconversione economica dei territori promuovendo il coinvolgimento dei lavoratori nella gestione d’impresa, anche in forma cooperativa. La propostastabilisce anche la realizzazione del monitoraggio dello stato di salute e dei piani industriali di tutte le imprese che beneficiano di contributi regionali.

Gli aiutidelle istituzionisono fondamentali per lo sviluppo delle imprese, ma - conclude - devono essere utilizzati da imprenditori seri per creare posti di lavoro duraturi e non da qualche furbetto che scappa appena può”.  

 
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10 FEBBRAIO: IN RICORDO DELLE VITTIME DELLE FOIBE E DELL'ESODO ISTRIANO

Una ricorrenza, il 10 febbraio di ogni anno, per non dimenticare una delle pagine più buie della nostra storia recente, pagine che non possono essere cancellate, ancorchè il ricordo provochi turbamento, dolore e vergogna.

 

Ventimila,  forse  trentamila  persone, nel periodo settembre 1943 febbraio 1947, furono torturate e uccise a Trieste e nell’Istria controllata dai partigiani comunisti jugoslavi di Tito. E, in gran parte, vennero infoibate, ossia gettate - molte ancora vive - dentro le voragini naturali disseminate sull’altipiano del Carso, le “foibe”.

A sessant’anni di distanza, la Repubblica italiana, con la legge n. 92 del 30 marzo 2004, ha riconosciuto il 10 febbraio “Giorno del ricordo”, al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, dei Fiumani e dei Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.

Questi drammatici avvenimenti devono essere radicati nella nostra memoria, ricordati e spiegati alle nuove generazioni.

La celebrazione del giorno del ricordo rappresenta certamente l'occasione "per conoscere e per capire": la conoscenza e la comprensione, infatti, sono le basi da cui partire per "sentirsi integralmente cittadini". E’ stato giustamente detto che “il Giorno del ricordo, per le vittime delle foibe, è un atto di civiltà, un segno della crescita culturale e politica del nostro Paese".

Una ricorrenza, pertanto, il 10 febbraio di ogni anno, per non dimenticare una delle pagine più buie della nostra storia recente, pagine che non possono essere cancellate, ancorchè il ricordo provochi turbamento, dolore e vergogna.

"Ci sono diversi modi per contrastare una scomoda verità - ha scritto nel 2001 Paolo Sardos Albertini, della Lega Nazionale di Trieste -. Quello più facile ed immediato utilizza lo strumento del silenzio: per cancellare il ricordo di ciò che non deve essere ricordato, per impedire che i diretti testimoni parlino di ciò che sanno, per ottenere che gli altri, specie le giovani generazioni, vengano a conoscere quanto accaduto. Il peso di questa condanna, del "silenzio storico", ha gravato per quasi mezzo secolo su una fetta di storia d'Italia".

Ed una delle tante pagine non scritte della nostra storia recente è l'Esodo di 350 mila fiumani, istriani e dalmati che, alla fine della seconda guerra mondiale, mentre tutta l'Italia veniva liberata dall'occupazione nazista, dovettero scappare ed abbandonare la loro terra, le loro case, il lavoro, gli amici e gli affetti, incalzati dalle bande armate juogoslave, e si riversarono in Italia con tutti i mezzi possibili: vecchi piroscafi, carri agricoli, barche, treni di fortuna, macchine sgangherate, a nuoto e a piedi.

Una fuga per restare italiani, una reazione alla violenta naturalizzazione voluta dai partigiani slavi.

Come è giusto ricordare gli orrori dei lager nazisti, così è bene rendere testimonianza di atrocità di analoga gravità, in altri contesti e per responsabilità diverse, di qualsiasi regime, dittatoriale o autoritario, di qualunque epoca.

Gulag, lager, foibe, sono tutti luoghi che l’umanità deve riuscire ad esorcizzare, affinchè non si ripeta, in nessuna parte del mondo, ciò che è successo nel Novecento.

Soprattutto le giovani generazioni che, fortunatamente, non hanno avuto la sventura di dover vivere direttamente, sulla propria pelle, situazioni di indicibile ferocia e disumanità, devono essere aiutate a coltivare quei valori, di libertà, rispetto, tolleranza, che sono decisivi per contribuire alla costruzione di una "identità europea consapevole delle tragedie del passato".  

Celebrare la Giornata del Ricordo significa, dunque, - come affermato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - "rivivere una grande tragedia italiana ... Un capitolo buio della storia nazionale e internazionale che causò lutti, sofferenza e spargimento di sangue innocente, perché tra le vittime italiane vi furono molte persone che nulla avevano a che fare con i fascisti e le loro persecuzioni". 

 

 Angelo Losavio

 

 

  • Scritto da Angelo Losavio

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Individuazione delle modalità semplificate per l'informativa e l'acquisizione del consenso per l'uso dei cookie - 8 maggio 2014
(Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 126 del 3 giugno 2014)

Registro dei provvedimenti
n. 229 dell'8 maggio 2014

IL GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI

NELLA riunione odierna, in presenza del dott. Antonello Soro, presidente, della dott.ssa Augusta Iannini, vice presidente, della dott.ssa Giovanna Bianchi Clerici e della prof.ssa Licia Califano, componenti e del dott. Giuseppe Busia, segretario generale;

VISTA la direttiva 2002/58/CE del 12 luglio 2002, del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche;

VISTA la direttiva 2009/136/CE del 25 novembre 2009, del Parlamento europeo e del Consiglio, recante modifica della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in  materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica, della direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e del regolamento (CE) n. 2006/2004 sulla cooperazione tra le autorità nazionali responsabili dell'esecuzione della normativa a tutela dei consumatori;

VISTO il decreto legislativo 28 maggio 2012, n. 69 "Modifiche al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, recante codice in materia di protezione dei dati personali in attuazione delle direttive 2009/136/CE, in materia di trattamento dei dati personali e tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche, e 2009/140/CE in materia di reti e servizi di comunicazione elettronica e del regolamento (CE) n. 2006/2004 sulla cooperazione tra le autorità nazionali responsabili dell'esecuzione della normativa a tutela dei consumatori" (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 31 maggio 2012 n. 126);

VISTO il Codice in materia di protezione dei dati personali (d.lg. 30 giugno 2003, n. 196, di seguito "Codice") e, in particolare, gli artt. 13, comma 3 e 122, comma 1;

VISTA la precedente deliberazione del Garante recante "Avvio di una consultazione pubblica ai sensi dell'art. 122 volta ad individuare modalità semplificate per l'informativa di cui all'art. 13, comma 3, del Codice in materia di protezione dei dati personali" (Del. n. 359 del 22 novembre 2012, in Gazzetta Ufficiale del 19 dicembre 2012 n. 295);

TENUTO CONTO delle indicazioni fornite sul tema dal Gruppo di lavoro per la tutela dei dati personali ex art. 29, in particolare nella Opinion 04/2012 on Cookie Consent Exemption, adottata il 7 giugno 2012, e nel Working Document 02/2013 providing guidance on obtaining consent for cookies, adottato il 2 ottobre 2013 (disponibili rispettivamente ai link  http://ec.europa.eu/justice/data-protection/article-29/documentation/opinion-recommendation/files/2012/wp194_en.pdf e  http://ec.europa.eu/justice/data-protection/article-29/documentation/opinion-recommendation/files/2013/wp208_en.pdf);

TENUTO CONTO delle risultanze dei contributi pervenuti al Garante dai principali fornitori di servizi di comunicazione elettronica, nonché dalle associazioni dei consumatori e delle categorie economiche coinvolte che hanno partecipato alla suindicata consultazione pubblica;

CONSIDERATI gli ulteriori elementi emersi in occasione degli incontri tenutisi a settembre 2013 e febbraio 2014 presso l'Autorità, nell'ambito del tavolo di lavoro avviato dalla stessa al fine di sollecitare un nuovo e più diretto confronto con i suindicati soggetti, nonché con esponenti del mondo accademico e della ricerca che si occupano delle tematiche di interesse;

RITENUTO necessario adottare, ai sensi del combinato disposto degli artt. 13, comma 3, 122, comma 1 e 154, comma 1, lett. c), del Codice, un provvedimento di carattere generale, con il quale  oltre a individuare le modalità semplificate per rendere l'informativa online agli utenti sull'archiviazione dei c.d. cookie sui loro terminali da parte dei siti Internet visitati  si intende fornire idonee indicazioni sulle modalità con le quali procedere all'acquisizione del consenso degli stessi, laddove richiesto dalla legge;

CONSIDERATO che la disciplina relativa all'uso dei c.d. cookie riguarda anche altri strumenti analoghi (come ad esempio web beacon/web bug, clear GIF o altri), che consentono l'identificazione dell'utente o del terminale e che quindi devono essere ricompresi nell'ambito del presente provvedimento;

VISTE le osservazioni dell'Ufficio, formulate dal segretario generale ai sensi dell'art. 15 del regolamento n. 1/2000;

RELATORE il dott. Antonello Soro;

PREMESSA

1. Considerazioni preliminari.

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I cookie, solitamente presenti nei browser degli utenti in numero molto elevato e a volte anche con caratteristiche di ampia persistenza temporale, sono usati per differenti finalità: esecuzione di autenticazioni informatiche, monitoraggio di sessioni, memorizzazione di informazioni su specifiche configurazioni riguardanti gli utenti che accedono al server, ecc.

Al fine di giungere a una corretta regolamentazione di tali dispositivi, è necessario distinguerli  posto che non vi sono delle caratteristiche tecniche che li differenziano gli uni dagli altri  proprio sulla base delle finalità perseguite da chi li utilizza. In tale direzione si è mosso, peraltro, lo stesso legislatore, che, in attuazione delle disposizioni contenute nella direttiva 2009/136/CE, ha ricondotto l'obbligo di acquisire il consenso preventivo e informato degli utenti all'installazione di cookie utilizzati per finalità diverse da quelle meramente tecniche (cfr. art. 1, comma 5, lett. a), del d. lgs. 28 maggio 2012, n. 69, che ha modificato l'art. 122 del Codice).

Al riguardo, e ai fini del presente provvedimento, si individuano pertanto due macro-categorie: cookie "tecnici" e cookie "di profilazione".

a. Cookie tecnici.

I cookie tecnici sono quelli utilizzati al solo fine di "effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica, o nella misura strettamente necessaria al fornitore di un servizio della società dell'informazione esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente a erogare tale servizio" (cfr. art. 122, comma 1, del Codice).

Essi non vengono utilizzati per scopi ulteriori e sono normalmente installati direttamente dal titolare o gestore del sito web. Possono essere suddivisi in cookie di navigazione o di sessione, che garantiscono la normale navigazione e fruizione del sito web (permettendo, ad esempio, di realizzare un acquisto o autenticarsi per accedere ad aree riservate); cookie analytics, assimilati ai cookie tecnici laddove utilizzati direttamente dal gestore del sito per raccogliere informazioni, in forma aggregata, sul numero degli utenti e su come questi visitano il sito stesso; cookie di funzionalità, che permettono all'utente la navigazione in funzione di una serie di criteri selezionati (ad esempio, la lingua, i prodotti selezionati per l'acquisto) al fine di migliorare il servizio reso allo stesso.

Per l'installazione di tali cookie non è richiesto il preventivo consenso degli utenti, mentre resta fermo l'obbligo di dare l'informativa ai sensi dell'art. 13 del Codice, che il gestore del sito, qualora utilizzi soltanto tali dispositivi, potrà fornire con le modalità che ritiene più idonee.

b. Cookie di profilazione.

I cookie di profilazione sono volti a creare profili relativi all'utente e vengono utilizzati al fine di inviare messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate dallo stesso nell'ambito della navigazione in rete. In ragione della particolare invasività che tali dispositivi possono avere nell'ambito della sfera privata degli utenti, la normativa europea e italiana prevede che l'utente debba essere adeguatamente informato sull'uso degli stessi ed esprimere così il proprio valido consenso.

Ad essi si riferisce l'art. 122 del Codice laddove prevede che "l'archiviazione delle informazioni nell'apparecchio terminale di un contraente o di un utente o l'accesso a informazioni già archiviate sono consentiti unicamente a condizione che il contraente o l'utente abbia espresso il proprio consenso dopo essere stato informato con le modalità semplificate di cui all'articolo 13, comma 3" (art. 122, comma 1, del Codice).

2. Soggetti coinvolti: editori e "terze parti".

Un ulteriore elemento da considerare, ai fini della corretta definizione della materia in esame, è quello soggettivo. Occorre, cioè, tenere conto del differente soggetto che installa i cookie sul terminale dell'utente, a seconda che si tratti dello stesso gestore del sito che l'utente sta visitando (che può essere sinteticamente indicato come "editore") o di un sito diverso che installa cookie per il tramite del primo (c.d. "terze parti").

Sulla base di quanto emerso dalla consultazione pubblica, si ritiene necessario che tale distinzione tra i due soggetti sopra indicati venga tenuta in debito conto anche al fine di individuare correttamente i rispettivi ruoli e le rispettive responsabilità, con riferimento al rilascio dell'informativa e all'acquisizione del consenso degli utenti online.

Vi sono molteplici motivazioni per le quali non risulta possibile porre in capo all'editore l'obbligo di fornire l'informativa e acquisire il consenso all'installazione dei cookie nell'ambito del proprio sito anche per quelli installati dalle "terze parti".
In primo luogo, l'editore dovrebbe avere sempre gli strumenti e la capacità economico-giuridica di farsi carico degli adempimenti delle terze parti e dovrebbe quindi anche poter verificare di volta in volta la corrispondenza tra quanto dichiarato dalle terze parti e le finalità da esse realmente perseguite con l'uso dei cookie. Ciò è reso assai arduo dal fatto che l'editore spesso non conosce direttamente tutte le terze parti che installano cookie tramite il proprio sito e, quindi, neppure la logica sottesa ai relativi trattamenti. Inoltre, non di rado tra l'editore e le terze parti si frappongono soggetti che svolgono il ruolo di concessionari, risultando di fatto molto complesso per l'editore il controllo sull'attività di tutti i soggetti coinvolti.

I cookie terze parti potrebbero, poi, essere nel tempo modificati dai terzi fornitori e risulterebbe poco funzionale chiedere agli editori di tenere traccia anche di queste modifiche successive.

Occorre tenere conto inoltre del fatto che spesso gli editori, che comprendono anche persone fisiche e piccole imprese, sono la parte più "debole" del rapporto. Laddove invece le terze parti sono solitamente grandi società caratterizzate da notevole peso economico, servono normalmente una pluralità di editori e possono essere, rispetto al singolo editore, anche molto numerose.

Si ritiene pertanto che, anche in ragione delle motivazioni sopra indicate, non si possa obbligare l'editore ad inserire sull'home page del proprio sito anche il testo delle informative relative ai cookie installati per il suo tramite dalle terze parti. Ciò determinerebbe peraltro una generale mancanza di chiarezza dell'informativa rilasciata dall'editore, rendendo nel contempo estremamente faticosa per l'utente la lettura del documento e quindi la comprensione delle informazioni in esso contenute, con ciò vanificando anche l'intento di semplificazione previsto dall'art. 122 del Codice.

Analogamente, per quanto concerne l'acquisizione del consenso per i cookie di profilazione, dovendo necessariamente -per le ragioni suesposte  tenere distinte le rispettive posizioni di editori e terze parti, si ritiene che gli editori, con i quali gli utenti instaurano un rapporto diretto tramite l'accesso al relativo sito, assumono necessariamente una duplice veste.

Tali soggetti, infatti, da un lato sono titolari del trattamento quanto ai cookie installati direttamente dal proprio sito; dall'altro, non potendo ravvisarsi una contitolarità con le terze parti per i cookie che le stesse installano per il loro tramite, si ritiene corretto considerarli come una sorta di intermediari tecnici tra le stesse e gli utenti. Ed è, quindi, in tale veste che, come si vedrà più avanti, sono chiamati ad operare nella presente deliberazione, con riferimento al rilascio dell'informativa e all'acquisizione del consenso degli utenti online con riguardo ai cookie delle terze parti.

3. Impatto della disciplina in materia di cookie sulla rete.

I cookie svolgono diverse e importanti funzioni nell'ambito della rete. Qualunque decisione in merito alle modalità di informativa e consenso online, riguardando in pratica chiunque abbia un sito Internet, avrà quindi un fortissimo impatto su un numero enorme di soggetti, che presentano peraltro, come si è detto, natura e caratteristiche profondamente diverse tra loro.

Il Garante, consapevole della portata della presente decisione, ritiene pertanto necessario che le misure prescritte nella stessa -ai sensi di quanto previsto dall'art. 122, comma 1, del Codice  siano, da un lato, tali da consentire agli utenti di esprimere scelte realmente consapevoli sull'installazione dei cookie mediante la manifestazione di un consenso espresso e specifico (come previsto dall'art. 23 del Codice) e, dall'altro, presentino il minore impatto possibile in termini di soluzione di continuità della navigazione dei medesimi utenti e della fruizione, da parte loro, dei servizi telematici.

Di tali opposte esigenze, emerse chiaramente anche in occasione della consultazione pubblica e degli incontri tenuti dall'Autorità, si tiene conto in primo luogo nella determinazione delle modalità con le quali rendere l'informativa in forma semplificata.

È peraltro convinzione del Garante che i due temi, dell'informativa e del consenso, vadano necessariamente trattati in maniera congiunta, onde evitare che il ricorso a modalità di espressione del consenso online che richiedano operazioni eccessivamente complesse da parte degli utenti vanifichino la semplificazione realizzata nell'informativa.

4. L'informativa con modalità semplificate e l'acquisizione del consenso online.

Ai fini della semplificazione dell'informativa, si ritiene che una soluzione efficace, che fa salvi i requisiti previsti dall'art. 13 del Codice (compresa la descrizione dei singoli cookie), sia quella di impostare la stessa su due livelli di approfondimento successivi.

Nel momento in cui l'utente accede a un sito web, deve essergli presentata una prima informativa "breve", contenuta in un banner a comparsa immediata sulla home page (o altra pagina tramite la quale l'utente può accedere al sito), integrata da un'informativa "estesa", alla quale si accede attraverso un link cliccabile dall'utente.

Affinché la semplificazione sia effettiva, si ritiene necessario che la richiesta di consenso all'uso dei cookie sia inserita proprio nel banner contenente l'informativa breve. Gli utenti che desiderano avere maggiori e più dettagliate informazioni e differenziare le proprie scelte in merito ai diversi cookie archiviati tramite il sito visitato, possono accedere ad altre pagine del sito, contenenti, oltre al testo dell'informativa estesa, la possibilità di esprimere scelte più specifiche.

4.1. Il banner contenente informativa breve e richiesta di consenso.

Più precisamente, nel momento in cui si accede alla home page (o ad altra pagina) di un sito web, deve immediatamente comparire in primo piano un banner di idonee dimensioni  ossia di dimensioni tali da costituire una percettibile discontinuità nella fruizione dei contenuti della pagina web che si sta visitando  contenente le seguenti indicazioni:

a) che il sito utilizza cookie di profilazione al fine di inviare messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate dall'utente nell'ambito della navigazione in rete;

b) che il sito consente anche l'invio di cookie "terze parti" (laddove ciò ovviamente accada);

c) il link all'informativa estesa, ove vengono fornite indicazioni sull'uso dei cookie tecnici e analytics, viene data la possibilità di scegliere quali specifici cookie autorizzare;

d) l'indicazione che alla pagina dell'informativa estesa è possibile negare il consenso all'installazione di qualunque cookie;

e) l'indicazione che la prosecuzione della navigazione mediante accesso ad altra area del sito o selezione di un elemento dello stesso (ad esempio, di un'immagine o di un link) comporta la prestazione del consenso all'uso dei cookie.

Il suindicato banner, oltre a dover presentare dimensioni sufficienti a ospitare l'informativa, seppur breve, deve essere parte integrante dell'azione positiva nella quale si sostanzia la manifestazione del consenso dell'utente. In altre parole, esso deve determinare una discontinuità, seppur minima, dell'esperienza di navigazione: il superamento della presenza del banner al video deve essere possibile solo mediante un intervento attivo dell'utente (appunto attraverso la selezione di un elemento contenuto nella pagina sottostante il banner stesso).

Resta ferma naturalmente la possibilità per gli editori di ricorrere a modalità diverse da quella descritta per l'acquisizione del consenso online all'uso dei cookie degli utenti, sempreché tali modalità assicurino il rispetto di quanto disposto dall'art. 23, comma 3, del Codice.

In conformità con i principi generali, è necessario in ogni caso che dell'avvenuta prestazione del consenso dell'utente sia tenuta traccia da parte dell'editore, il quale potrebbe a tal fine avvalersi di un apposito cookie tecnico, sistema che non sembra particolarmente invasivo (in tal senso, si veda anche il considerando 25 della direttiva 2002/58/CE).

La presenza di tale "documentazione" delle scelte dell'utente consente poi all'editore di non riproporre l'informativa breve alla seconda visita del medesimo utente sullo stesso sito, ferma restando naturalmente la possibilità per l'utente di negare il consenso e/o modificare, in ogni momento e in maniera agevole, le proprie opzioni relative all'uso dei cookie da parte del sito, ad esempio tramite accesso all'informativa estesa, che deve essere linkabile da ogni pagina del sito.

4.2. L'informativa estesa.

L'informativa estesa deve contenere tutti gli elementi previsti dall'art. 13 del Codice, descrivere in maniera specifica e analitica le caratteristiche e le finalità dei cookie installati dal sito e consentire all'utente di selezionare/deselezionare i singoli cookie. Deve essere raggiungibile mediante un link inserito nell'informativa breve, come pure attraverso un riferimento su ogni pagina del sito, collocato in calce alla medesima.

All'interno di tale informativa, deve essere inserito anche il link aggiornato alle informative e ai moduli di consenso delle terze parti con le quali l'editore ha stipulato accordi per l'installazione di cookie tramite il proprio sito. Qualora l'editore abbia contatti indiretti con le terze parti, dovrà linkare i siti dei soggetti che fanno da intermediari tra lui e le stesse terze parti. Non si esclude l'eventualità che tali collegamenti con le terze parti siano raccolti all'interno di un unico sito web gestito da un soggetto diverso dall'editore, come nel caso dei concessionari.

Al fine di mantenere distinta la responsabilità degli editori da quella delle terze parti in relazione all'informativa resa e al consenso acquisito per i cookie di queste ultime tramite il proprio sito, si ritiene necessario che gli editori stessi acquisiscano, già in fase contrattuale, i suindicati link dalle terze parti (con ciò intendendosi anche gli stessi concessionari).

Nel medesimo spazio dell'informativa estesa deve essere richiamata la possibilità per l'utente (alla quale fa riferimento anche l'art. 122, comma 2, del Codice) di manifestare le proprie opzioni in merito all'uso dei cookie da parte del sito anche attraverso le impostazioni del browser, indicando almeno la procedura da eseguire per configurare tali impostazioni. Qualora, poi, le tecnologie utilizzate dal sito siano compatibili con la versione del browser utilizzata dall'utente, l'editore potrà predisporre un collegamento diretto con la sezione del browser dedicata alle impostazioni stesse.

Si ricorda che l'uso dei cookie rientra tra i trattamenti soggetti all'obbligo di notificazione al Garante ai sensi dell'art. 37, comma 1, lett. d), del Codice, laddove lo stesso sia finalizzato a "definire il profilo o la personalità dell'interessato, o ad analizzare abitudini o scelte di consumo, ovvero a  monitorare l'utilizzo di servizi di comunicazione elettronica con esclusione dei trattamenti tecnicamente indispensabili per fornire i servizi medesimi agli utenti".

L'uso dei cookie è, invece, sottratto all'obbligo di notificazione sulla base di quanto previsto dal provvedimento del Garante del 31 marzo 2004, che ha inserito espressamente, tra i trattamenti esonerati dal suindicato obbligo, quelli "relativi all'utilizzo di marcatori elettronici o di dispositivi analoghi installati, oppure memorizzati temporaneamente, e non persistenti, presso l'apparecchiatura terminale di un utente, consistenti nella sola trasmissione di identificativi di sessione in conformità alla disciplina applicabile, all'esclusivo  fine di agevolare l'accesso ai contenuti di un sito Internet" (deliberazione n. 1 del 31 marzo 2004, pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 6 aprile 2004 n. 81).

Dal quadro sopra delineato, emerge pertanto che, mentre i cookie di profilazione, i quali hanno caratteristiche di permanenza nel tempo, sono soggetti all'obbligo di notificazione, i cookie che invece hanno finalità diverse e che rientrano nella categoria dei cookie tecnici, ai quali sono assimilabili anche i cookie analytics (v. punto 1, lett. a), del presente provvedimento), non debbono essere notificati al Garante.

6. Tempi di adeguamento.

Come già evidenziato in precedenza, il Garante è consapevole dell'impatto, anche economico, che la disciplina sui cookie avrà sull'intero settore della società dei servizi dell'informazione e, quindi, del fatto che la realizzazione delle misure necessarie a dare attuazione al presente provvedimento richiederà un notevole impegno, anche in termini di tempo.

In ragione di ciò, si ritiene pertanto congruo prevedere un periodo transitorio di un anno a decorrere dalla pubblicazione della presente decisione in Gazzetta Ufficiale per consentire ai soggetti interessati dal presente provvedimento di potersi avvalere delle modalità semplificate ivi individuate.

7. Conseguenze del mancato rispetto della disciplina in materia di cookie.

Si ricorda che per il caso di omessa informativa o di informativa inidonea, ossia che non presenti gli elementi indicati, oltre che nelle previsioni di cui all'art. 13 del Codice, nel presente provvedimento, è prevista la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da seimila a trentaseimila euro (art. 161 del Codice).

L'installazione di cookie sui terminali degli utenti in assenza del preventivo consenso degli stessi comporta, invece, la sanzione del pagamento di una somma da diecimila a centoventimila euro (art. 162, comma 2-bis, del Codice).

L'omessa o incompleta notificazione al Garante, infine, ai sensi di quanto previsto dall'art. 37, comma 1, lett. d), del Codice, è sanzionata con il pagamento di una somma da ventimila a centoventimila euro (art. 163 del Codice).

TUTTO CIO' PREMESSO IL GARANTE

1. ai sensi degli artt. 122, comma 1 e 154, comma 1, lett. h), del Codice -ai fini dell'individuazione delle modalità semplificate per l'informativa che i gestori di siti web, come meglio specificati in premessa, sono tenuti a fornire agli utenti in relazione ai cookie e agli altri dispositivi installati da o per il tramite del proprio sito  stabilisce che nel momento in cui si accede alla home page (o ad altra pagina) di un sito web, deve immediatamente comparire in primo piano un banner di idonee dimensioni contenente le seguenti indicazioni:

b) che il sito consente anche l'invio di cookie "terze parti" (laddove ciò ovviamente accada);

c) il link all'informativa estesa, che deve contenere le seguenti ulteriori indicazioni relative a:

•  uso dei cookie tecnici e analytics;

•  possibilità di scegliere quali specifici cookie autorizzare;

• possibilità per l'utente di manifestare le proprie opzioni in merito all'uso dei cookie da parte del sito anche attraverso le impostazioni del browser, indicando almeno la procedura da eseguire per configurare tali impostazioni;

d) l'indicazione che alla pagina dell'informativa estesa è possibile negare il consenso all'installazione di qualunque cookie;

e) l'indicazione che la prosecuzione della navigazione mediante accesso ad altra area del sito o selezione di un elemento dello stesso (ad esempio, di un'immagine o di un link) comporta la prestazione del consenso all'uso dei cookie;

2. ai sensi dell'art. 154, comma 1, lett. c), del Codice  ai fini di mantenere distinta la responsabilità dei gestori di siti web, come meglio specificati in motivazione, da quella delle terze parti  prescrive ai medesimi gestori di acquisire già in fase contrattuale i collegamenti (link) alle pagine web contenenti le informative e i moduli per l'acquisizione del consenso relativo ai cookie delle terze parti (con ciò intendendosi anche i concessionari).

Si dispone che copia del presente provvedimento sia trasmessa al Ministero della giustizia ai fini della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana a cura dell'Ufficio pubblicazione leggi e decreti.

Roma, 8 maggio 2014

IL PRESIDENTE
Soro

IL RELATORE
Soro

IL SEGRETARIO GENERALE
Busia

 

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