- Creato 09 Giugno 2019
LECCE, IL SINDACO SALVEMINI VARA LA GIUNTA: 4 DONNE E 5 UOMINI
Ieri pomeriggio, in un incontro pubblico tenutosi presso l'Open Space di Palazzo Carafa, il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini ha presentato la sua giunta che è composta, a parte il sindaco, da quattro donne e cinque uomini.
LECCE - Ieri pomeriggio, in un incontro pubblico tenutosi presso l'Open Space di Palazzo Carafa, il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini ha presentato la sua giunta che è composta, a parte il sindaco, da quattro donne e cinque uomini.
Il sindaco trattiene per sé le deleghe a Bilancio, Società partecipate, Progetto Terra d'Otranto, Rapporti con l'Università.
Vicesindaco è Alessandro Delli Noci con deleghe a programmazione strategica, Lavori Pubblici, Personale, Agenda Digitale, Innovazione tecnologica, Europa e Cooperazione.
Fabiana Cicirillo: Cultura, Valorizzazione patrimoni culturale, Pubblica istruzione.
Marco De Matteis: Mobilità urbana sostenibile.
Paolo Foresio: Spettacolo, Turismo, Sport, Edilizia sportiva e palestre scolastiche, Sviluppo economico, Attività produttive e artigianali.
Cristian Gnoni: Tributi, Politiche attive del lavoro, Affari generali, Agricoltura.
Rita Miglietta: Politiche Urbanistiche, Rigenerazione Urbana, Valorizzazione Marine, Social housing, Edilizia privata e Patrimonio pubblico, Piano del Verde.
Silvia Miglietta: Welfare, Accoglienza, Accessibilità, Politiche abitative, Pari opportunità, Diritti Civili, Volontariato, Politiche giovanili.
Sergio Signore: Sicurezza urbana, Polizia locale, Protezione civile, Rapporto con i quartieri, Servizi demografici, Servizi cimiteriali.
Angela Valli: Ambiente e Salute pubblica, Igiene e decoro Urbano, Tutela degli animali.
- Creato 04 Giugno 2019
NARDO', PISTA CICLABILE DELLE MARINE: APPROVATO IL PROGETTO DEFINITIVO
Un altro decisivo passo in avanti verso il nuovo lungomare di Nardò, tra i più belli del Salento, sul quale l’amministrazione comunale è pronta ad avviare l’ennesimo cantiere.
NARDO' (Lecce) - Un altro decisivo passo in avanti verso il nuovo lungomare di Nardò, tra i più belli del Salento, sul quale l’amministrazione comunale è pronta ad avviare l’ennesimo cantiere.
La giunta, infatti, ha approvato oggi il progetto definitivo per la realizzazione di una pista ciclabile di collegamento tra località Quattro Colonne e la marina di Santa Caterina e per la riqualificazione generale del lungomare.
Il progetto è stato redatto dall’ingegnere Angelo Chirilli, è stato candidato all’avviso pubblico per il finanziamento di piste ciclabili “Sulla buona strada - Comuni in pista” (frutto di un accordo tra Anci, Federazione Ciclistica Italiana e Istituto per il Credito Sportivo) ed è stato ammesso a finanziamento per 2 milioni e 990 mila euro, che il Comune restituirà tramite un vantaggioso mutuo a tasso zero per i primi quindici anni e a tasso agevolato per i restanti dieci.
L’esecutivo guidato dal sindaco Pippi Mellone ha approvato il progetto, integrato dalla relazione di compatibilità geologica redatta dal geologo Andrea Vitale e dalla nota dello stesso ingegnere Chirilli con gli elaborati tecnici sottoposti alla conferenza di servizi (chiusa lo scorso 15 maggio).
Il progetto, infatti, ha affrontato una lunghissima trafila burocratica e, proprio in sede di conferenza di servizi, è stato “confortato” dai pareri favorevoli, tra gli altri, della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Lecce, Brindisi e Taranto, dell’Autorità di Bacino, della Provincia di Lecce, dell’Agenzia delle Dogane, dell’Agenzia del Demanio, della Capitaneria di Porto di Gallipoli, della Regione Puglia, della Consulta dell’Ambiente.
Prescrizioni e condizioni dovranno ora essere recepiti nel progetto esecutivo, dopo il quale si procederà con i bandi di gara e l’avvio del cantiere (in ogni caso, dopo la stagione estiva).
“Questa ennesima opera pubblica che ci accingiamo a realizzare - spiega il vicesindaco e assessore ai Lavori Pubblici Oronzo Capoti - dimostra più di altre la straordinaria mole di lavoro che ogni progetto comporta a livello burocratico e il grande impegno che richiede da parte nostra e degli uffici. Ma passo dopo passo stiamo raggiungendo obiettivi davvero importanti. Questa pista ciclabile farà fare un salto di qualità alle nostre marine dal punto di vista urbanistico, della vivibilità e della socialità. Un lungomare interamente percorribile in bicicletta, vista mare, che si aggiunge agli oltre 14 km ciclabili di Ciclonardò e che contribuirà pesantemente a quella idea di “città della bicicletta” che abbiamo in mente”.
La pista ciclabile delle marine coinciderà con la striscia viaria che parte da un’area in via Edrisi che l’amministrazione destinerà a parcheggio (lungo la salita che da Santa Maria al Bagno porta a Mondonuovo, naturale punto di “scambio” e quindi di partenza della pista), percorrerà il tratto di lungomare da località Quattro Colonne fino al piazzale “Belvedere” di via Cantù a Santa Caterina, per una lunghezza totale di oltre 3 km.
Nello specifico, la pista ciclabile è formata da quattro segmenti: il primo “scende” da via Edrisi fino all’incrocio con il lungomare, proprio a ridosso delle Quattro Colonne, dove è prevista una rotatoria in grado di disciplinare l’enorme mole di traffico di questo snodo viario cruciale per le marine neretine; il secondo segmento parte da questa rotatoria e confluisce nella piazzetta di Santa Maria al Bagno; il terzo comprende il lungomare che unisce le marine di Santa Maria al Bagno e Santa Caterina, cioè via Emanuele Filiberto (fino all’incrocio con via Fumarola); il quarto segmento della pista ciclabile è un tratto promiscuo pedonale e ciclabile coincidente in parte con la zona a traffico limitato di Santa Caterina e che giunge sino al piazzale destinato a parcheggi di via Cantù.
- Creato 03 Giugno 2019
Grandinate in Salento. Antonio Trevisi (MS): “Ferma la proposta sull’adattamento ai cambiamenti climatici per l’inerzia della Giunta”
Purtroppo ancora una volta la nostra regione è stata colpita da violente grandinate che hanno danneggiato campagne e coltivazioni. Un anno fa ho presentato una proposta di legge che prevede la redazione di un piano di adattamento ai cambiamenti climatici ...".
LECCE - “Purtroppo ancora una volta la nostra regione è stata colpita da violente grandinate che hanno danneggiato campagne e coltivazioni. Un anno fa ho presentato una proposta di legge che prevede la redazione di un piano di adattamento ai cambiamenti climatici, che permetterebbe interventi di mitigazione, adattamento e di messa in sicurezza del territorio, per la quale sono già stati stanziati 100mila euro nella scorsa sessione di bilancio. Purtroppo tutto è ancora fermo perché l’assessorato all’ambiente continua ad ostacolare l’iniziativa senza fornire valide motivazioni se non un elenco delle azioni programmate che nulla hanno a che fare con la predisposizione di una programmazione organica in materia”.
Così il consigliere del Movimento 5 Stelle Antonio Trevisi, ricordando la proposta di legge di cui è primo firmatario e la cui approvazione da parte del Consiglio continua ad essere rinviata.
La proposta di legge prevede l’adozione da parte della Regione di una strategia e di un Piano per definire gli interventi di mitigazione e adattamento agli effetti causati sul territorio dai cambiamenti climatici.
“La strategia e le azioni di adattamento - continua Trevisi - permetteranno di quantificare gli impatti dei cambiamenti climatici sull’ambiente e sui sistemi socio-economici, in modo da definire le priorità degli interventi, soprattutto nell’attuale situazione di limitatezza delle risorse. Visti i rischi e le criticità che il territorio è chiamato ad affrontare non possiamo attendere ancora. Per questo chiedo al presidente della V Commissione Ambiente Vizzino di calendarizzare al più presto l’audizione dell’assessore Stea per avere chiarezza sulla situazione attuale e poter poi procedere all’esame della proposta di legge.”

- Creato 04 Giugno 2019
Capone, Salento Book Festival: libro nelle piazze per cultura dialogo e ascolto
"La Regione e i comuni insieme. L'assessorato alla Cultura della Regione Puglia insieme a tanti Comuni del Salento si uniscono in rete per leggere, per dialogare con gli autori, per stimolare la lettura. Lo facciamo con la presenza di grandissimi autori che riflettono sulla contemporaneità, ma anche sulla storia e che sostanzialmente hanno il piacere di farlo in piazza, tra la gente".
Così l'assessore alla Cultura della Regione Puglia, Loredana Capone intervenendo questa mattina a Lecce alla conferenza stampa di presentazione della nona edizione del "Salento Book Festival", la rassegna rnazionale del libro firmata da Luca Bianchini con la direzione organizzativa di Giampiero Pisanello.
"Questo era il nostro obiettivo - ha continuato l'assessore Capone - e Giampiero Pisanello con Salento Book Festival credo che sia davvero riuscito a raggiungerlo. Un obiettivo di confronto nelle piazze, per allargare il perimetro di chi legge e per dare la possibilità a tutti di un confronto aperto, senza filtri, e contemporaneamente la possibilità di uscire dai social.
Non ci sono solo i social.
Occorre saper apprezzare anche la bellezza di confrontarsi nella piazza, di ascoltare la viva voce degli autori, di vivere l'emozione di un racconto. È questa bellezza che poi ci spinge anche a stare con gli altri, a rispettarli".
"Puntare sulla cultura - ha concluso la Capone - è fondamentale: con Salento Book Festival le nostre piazze si animano della cultura del dialogo e dell'ascolto. Un grande successo non solo per i cittadini, ma anche per i turisti che scoprono così una Puglia ricca di cose da raccontare".
Alla conferenza stampa sono intervenuti i sindaci e gli assessori dei comuni protagonisti del Festival: Aradeo, Corigliano d'Otranto, Galatone, Gallipoli, Galatina e Nardò.
Miriam Ratta
- Creato 26 Maggio 2019
IL LINGUAGGIO DELLA POLITICA E LA DERIVA DELLA LINGUA
Il linguaggio è pregno di solecismi e strafalcioni. Maltrattare l'idioma nazionale, purtroppo, pare che sia diventato un vero e proprio vezzo linguistico. Forse a qualcuno converrebbe, di tanto in tanto, ricominciare a studiare la lingua italiana.
NARDO' (Lecce) - Da più parti si evidenzia, con doverosa pudicizia, che il linguaggio dei politici sia diventato più astruso e artificioso, ma anche, e soprattutto, più incline all'inosservanza delle regole morfosintattiche e grammaticali, e che l'ironia abbia perso il diritto di cittadinanza attiva.
Il linguaggio della politica, dunque, appare malato, gravemente malato, e la malattia, ancorchè negata dall'infermo, è diventata talmente visibile che gli stessi specialisti, nonostante il disarmante ottimismo, ritengono indifferibile il ricorso generalizzato ad un'appropriata terapia farmacologica.
Si invoca uno stile comunicativo diverso, più diretto e anticonvenzionale. Si chiede il ripristino del primato della politica, come ricerca e affermazione dell'interesse generale. Si auspica un clima politico più sereno e costruttivo, privo della rissosità da ballatoio affermatasi negli ultimi anni. Si spera, infine, che la politica si arricchisca di nuove motivazioni ideali e dimostri di saper esprimere cultura e moralità.
Sappiamo bene che l'essere umano sopporta malvolentieri le informazioni sgradevoli.
Per evitare di mettere in crisi le nostre esigenze più radicate e profonde, preferiamo costruire, come dice il padre della psicoanalisi Sigmund Freud, una sorta di razionalizzazione che ci renda la cosa più sopportabile, oppure, come sostiene lo psicologo sociale Léon Festinger, impegnarci a ridurre la dissonanza cognitiva.
In ogni caso, nonostante gli accademici insegnamenti, è bene ricordare che la verità è spesso d'intralcio alle relazioni sociali: bisogna attutirne le punte infuocate, attenuarne il mordente, ammorbidirla con l'unto della convenzione.
Ovviamente, non è mai opportuno superare i limiti imposti dal buonsenso e cadere nell'ipocrisia, ovvero giustificare, come ebbe a dire Michele Mirabella, riferendosi al Senatùr, finanche la prosa approssimativa, sbilenca, sonora di vernacolari dissonanze, la grammatica rudimentale, la sintassi alla Tarzan e il lessico da piazzista.
"Dal politichese al politicoso", anche la grammatica è diventata "populista". In "Volgare eloquenza" Giuseppe Antonelli analizza così com'è cambiata (in peggio) la lingua della politica dalla prima alla terza Repubblica. Obiettivo principale: puntare sul "rispecchiamento" degli elettori che si ritrovano in chi parla sgrammaticato, con volgarità o per luoghi comuni. Così "nel momento stesso in cui si mitizza il popolo sovrano, in realtà lo si tratta come un popolo bue"
Un vocabolario sempre più ristretto, discorsi fatti in parole davvero povere , con molte frasi fatte, motti alla moda, sfondoni, parolacce, formulette trite non da salotto ma da tinello tv.
Un italiano grossolano, banale, elementare, quasi infantile che moltiplica parole vuote ma all’occorrenza anche gli strafalcioni. La crisi della politica sta dentro la crisi della sua lingua che cambia. Male. Di più: di male in peggio. Berlusconi, colui che come al solito tutto comprende, è stato solo l’inizio, ma in realtà alla fine è l’alfa e l’omega del nuovo idioma. Una noncuranza nei confronti delle regole delle scuole elementari, ma anche nei confronti dell’aderenza alla realtà e del senso delle proporzioni: è così che anche la grammatica è diventata populista, è così che dal politichese si è passati al politicoso.
Il linguista Giuseppe Antonelli, in Volgare eloquenza (Collana Tempi nuovi di Laterza, 144 pagine, 14 euro). Un saggio essenziale, nel senso che toglie il superfluo: con una forma leggera, scorrevole, ironica, Antonelli dà un colpo secco al tavolo stile saloon dei western per scoprire le carte della lingua dei politici della Terza Repubblica. Carte che, nonostante i bluff, non sono esattamente quattro assi.
Il titolo del libro ribalta quello di un’opera (De vulgari eloquentia) con cui Dante certificava che ormai il volgare era “pronto” per sostituire il latino nell’uso corrente perché era “popolare”. Ora, spiega Antonelli, questo concetto è stato gualcito, fino ad uscirne accartocciato: “Oggi l’eloquenza di molti politici può essere definita volgare proprio a partire dall’uso distorto che fa della parola e del concetto di popolo”. Non più popolare, quindi. Semmai “nel momento stesso in cui si mitizza il popolo sovrano, lo si tratta in realtà come un popolo bue”. Ci si rivolge al popolo lisciandolo ma parlandogli come a un bambino abbassando sempre di più il livello. Con parole terra-terra, da poppante (vaffanculo, vergogna, basta, tutti a casa): “E’ uno schifo”, “è infame”, “siamo stufi” dice il leader della Lega Nord Matteo Salvini quasi ogni giorno quasi su ogni argomento, dalle pensioni alla difesa dell’olio pugliese. O viceversa con espressioni così universali da assomigliare alla pace nel mondo auspicata dalle concorrenti di Miss Italia (andiamo avanti!, verso il futuro, un futuro meraviglioso, pieno di sfide, sfide che vinceremo, ché siamo tantissimi). “Si può fare di più e meglio, facciamolo insieme – ha detto Matteo Renzi durante la direzione del Pd di dieci giorni fa – L’Italia ha bisogno di una comunità politica che abbia al centro il futuro dei figli”.
Insomma, si è stanchi dei solecismi e degli strafalcioni. Maltrattare l'idioma nazionale, purtroppo, per molti politici, compresi, ovviamente, i ministri della Repubblica e i Segretari di partito, pare che sia diventato un vero e proprio vezzo linguistico.
Forse a qualcuno, e in particolare a coloro che rappresentano l'Italia e gli interessi nazionali, converrebbe, di tanto in tanto, ricominciare a studiare la lingua italiana, sia perchè lo studio non ha mai fatto male a nessuno, sia perchè si potrebbe beneficiare, in ogni caso, della consueta comprensione popolare e dell'indulgenza che normalmente viene riservata ai somari.
Angelo Losavio
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