- Creato 24 Maggio 2017
Studio OCSE: reddito universale "Sarebbe un boom per le tasse"
Lo riferisce l'OCSE in occasione della presentazione di uno studio realizzato su Finlandia, Francia, Italia e Gran Bretagna.
LECCE - L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) in occasione della pubblicazione di uno studio teorico, ha riferito che il reddito universale porterebbe ad un generale «aumento delle tasse e ad un taglio delle prestazioni sociali per numerosi cittadini».
L'analisi in materia è stato realizzato prendendo in esame quattro Paesi: Finlandia, Francia, Italia e Gran Bretagna.
In pratica, secondo l'organismo internazionale con sede a Parigi, «le riforme destinate ad ampliare i dispositivi di aiuto al reddito dovrebbero essere attuate per tappe, lanciando in parallelo un dibattito su appropriate modalità di finanziamento e una distribuzione più equa dei frutti della crescita».
Per valutare l'impatto potenziale di un reddito di base, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, gli esperti dell'Ocse, hanno dunque sviluppato uno scenario in quattro Paesi Ocse: Finlandia, Francia, Italia e Regno Unito. Tra l'altro, in Francia e in Italia, «i giovani pensionati (tra i 55 e i 64 anni) e un grande numero di disoccupati avrebbero da perdere».
In Francia e in misura minore in Finlandia e nel Regno Unito i nuclei con reddito medio avrebbero invece da guadagnarci.
- Creato 26 Aprile 2017
Vertenza Natuzzi. Marco Galante (M5S): “Ancora una volta lavoratori manifestano per ricordare a Emiliano che esistono”
Il consigliere del M5S Marco Galante esprime solidarietà ai lavoratori della Natuzzi che da questa mattina sono in presidio permanente davanti alla sede della presidenza regionale.
BARI - Il consigliere del M5S Marco Galante esprime solidarietà ai lavoratori della Natuzzi che da questa mattina sono in presidio permanente davanti alla sede della presidenza regionale assieme ai rappresentanti dell'Unione sindacale di Base (USB) per sollecitare il governo a riaprire i negoziati in merito alla vertenza Natuzzi.
"Come spesso accade questa giunta va avanti a slogan - spiega il pentastellato - dimenticandosi poi di concretizzarele promesse fatte. Ancora una volta a distanza di poco tempo dall’ultima protesta, i lavoratori della Natuzzi manifestano per ricordare al presidente Emiliano “che esistono”. Siamo da sempre al loro fianco e ci uniamo alla loro richiesta di tenere fede ad un impegno, preso dall'assessore Capone lo scorso novembre per riaprire un tavolo di confronto sulla vertenza. Sono passati 5 mesi - continua - ma nessun incontro è ancora stato programmato. Si tratta dell’ennesima dimostrazione dello scarso interesse del Presidente Emiliano e dei suoi assessori nei confronti dei problemi dei cittadini. Ci auguriamo che almeno dopo le primarie trovi un po' di tempo anche per i pugliesi e non solo per le discussioni interne al suo partito”.
- Creato 24 Aprile 2017
SAN CASSIANO (LE): Paduli, terra di ulivi e libertà
Martedì 25 aprile, a partire dalle 9.30 e per tutto il giorno, l’associazione Abitare i Paduli, in collaborazione con LUA, Unione dei Comuni delle Terre di Mezzo, Oleificio Cooperativa "Santa Cristina" e con il supporto di Salento Bici Tour organizza la terza edizione della manifestazione Paduli, terra di ulivi e libertà.
SAN CASSIANO (Lecce) - Martedì 25 aprile, a partiredalle 9.30e per tutto il giorno, l’associazioneAbitare i Paduli, in collaborazione conLUA,Unione dei Comuni delle Terre di Mezzo, OleificioCooperativa "Santa Cristina" e con il supporto diSalento Bici Tourorganizza la terza edizione della manifestazionePaduli, terra di ulivi e libertà.
Con un esplicito riferimento al celebre titolo del regista Ken Loach, “Terra e libertà”, l’evento pone al centro dell'attenzione il tema delvalore ambientale, della resistenza e della condivisione, per ribadire i significati del termine “liberazione” che ancora oggi si rinnovano e si declinano in situazioni di volta in volta diverse ma sempre unite dal desiderio dell’uomo di emancipazione da condizioni di soggezione, limitazione e vincolo.
L'intera giornata, chehainizio nell'uliveto pubblico di San Cassianoper poi spostarsi nei locali dell'Oleificio Santa Cristina, è una festa campestre, tra degustazioni, escursioni, allestimenti e musica di qualità.
Perché 25 aprile Paduli, terra di ulivi e libertà.
La festa nel Parco Paduli ha avutola prima edizione nel 2015, partendo come una necessaria riflessione sul difficile contesto del territorio salentino, dove la bellezza del paesaggio e l'economia del mondo rurale - su cui i Paduli basano la propria filosofia - sono minacciate dallo spettro del disseccamento rapido degli ulivi e, in generale da un modello di sviluppo incapace di offrire una prospettiva sostenibile per assicurare il benessere alle comunità.
In un quadro particolarmente caotico e in costante evoluzione come quello attuale, unritorno alla terra consapevole e ragionatodiventa una piena forma di resistenza, che trova il suosimbolo nell’uliveto pubblico, luogo emblematico per le attività che animano il Parco Agricolo dei Paduli.
“Paduli terra di ulivi e libertà” è uneventochecelebra la multifunzionalità agricola, cheassocia l’agricoltura alla culturaper una fruizione multidisciplinare e rispettosa dell’ambiente circostante, delle campagne, dei piccoli centri abitati e delle comunità, strumento imprescindibile percombattere incuria e abbandono, utile a stimolare unpresidio continuo e consapevole sul territorio.
Così come i sindaci firmatari dell’appello al presidente della Repubblica,Abitare i Paduli è solidale con la protesta del Comitato No Tap, delle istituzioni e della società civile che presidia il cantiere di San Basilio, perché è impensabile che tali grandi opere invadano i territori senza tenere in considerazione il coinvolgimento delle comunità residenti, che invece hanno il pieno diritto all’autodeterminazione del proprio futuro.
Programma.
ore 9.45 Alla scoperta del Parco (Previsto contributo di partecipazione)
Con il supporto di Salento Bici Tour.
Raduno presso Bosco Maramonte
A piedi nel Parco, si percorrono le sinuose vie dei Paduli. Da Bosco Maramonte si apre lo sguardo sul bosco di ulivi, prima di immergersi in una natura variegata e nei suoi luoghi suggestivi.
ore 10 Nuvole e cielo
Uliveto Pubblico
Con il supporto di amici aquilonisti
Laboratorio di aquiloni per bambini
ore 11 - 18 Live in Lovo
Uliveto Pubblico
Esibizioni ed espressioni libere con i musicisti che hanno aderito all'evento
ore 13A pranzo con Res.Ort - a cura del Laboratorio del Gusto
Uliveto Pubblico
Sapori locali e stagionali incontrano i profumi di vino e birre artigianali
ore 18 Processione della liberazione
In cammino, si raggiunge il Frantoio Santa Cristina per la continuazione della festa
ore 19.30 (l'orario delle esibizioni è indicativo)
Frantoio Santa Cristina
Spettacolo musicale
“Pasionaria - Voci e canti di protesta”. Con Enza Pagliara, Dario Muci, Agostino Aresu, Daniela Diurisi.
Palco libero per i i musicisti che hanno aderito all'evento
Massimo Donno, Cristiana Verardo, Ciccio Zabini, Angela Cosi, Dionisia Cassiano, Stefano Rielli, Alessandro Dell’Anna, Christian Bevilacqua,Roberto Esposito, Morris Pellizzari, Rachele Andrioli,
Giuseppe Semeraro, Raffaella Aprile, Laura De Ronzo, Antonio Casolaro, Alessia Tondo, Luigi Nuzzo, Antonio Amato, Antonio Castrignanò, Stefano Scuro, Arditi del coro.
Ingresso libero
- Creato 26 Aprile 2017
STALKING: LA PERSECUZIONE DEL XXI SECOLO. QUANDO L'AMORE DIVENTA OSSESSIONE
Il Leo Club Lecce Messapia organizza per venerdì 28 aprile 2017 presso l'Hotel President di Lecce, alle ore 18.30, l'incontro con Andrea Feltri, criminologo e criminalista.
LECCE - Le cronache degli ultimi anni con sempre maggiore frequenza descrivono episodi di stalking e di atti di violenza perpetrati in danno di donne, giovani, ragazzi e ragazze.
Come mai, in una società che dovrebbe dirsi moderna e nella quale i diritti connessi alle libertà personali dovrebbero essere acquisiti, crescono sempre di più comportamenti persecutori ripetuti e intrusivi? Nei telegiornali sono all'ordine del giorno servizi su minacce, pedinamenti, molestie, telefonate o attenzioni indesiderate, tenuti da soggetti di età differenziate nei confronti della vittimaprescelta.
Per comprendere tale preoccupante fenomeno e individuare gli strumenti culturali e sociali per prevenirlo, il Leo Club Lecce Messapia organizza per venerdì 28 aprile 2017 presso l'Hotel President di Lecce, alle ore 18.30, l'incontro con Andrea Feltri, criminologo e criminalista, docente presso diverse università e scuole di specializzazione in Italia e all'estero, sul tema "Stalking: la persecuzione del XXI secolo. Quando l'amore diventa ossessione".
Il programma dell'evento prevede:
Saluti:
Esmeralda Tavolaro Carusi, Presidente Lions Club Lecce Messapia;
Introduzione:
Alessandro Barba, Presidente Leo Club Lecce Messapia
Relazione:
Andrea Feltri, Criminologo clinico e criminalista
Conclusioni:
Giuseppe Cataldi, Presidente Distretto Leo 108 AB Apulia.
"Leo e stalking: ci si potrebbe interrogare sul perché il nostro gruppo Leo ha scelto un argomento così scottante per iniziare la sua attività sul campo. La risposta è semplice - afferma il presidente del Leo Club Lecce Messapia Alessandro Barba - scaturisce dall’impegno del Club nel sociale, dalla necessità di aprire spazi di riflessione e di confronto, di impegno e partecipazione con un forte impatto sulla collettività, con un comune denominatore condiviso dal punto di vista dei valori. La prevenzione di questo comportamento stolkizzante passa, infatti, sempre attraverso un’educazione ai sentimenti e all’amore, all’empatia verso gli altri".
- Creato 10 Aprile 2017
ADUC, "TAP in Salento. Nessuno vieti le contestazioni pacifiche, ma sono necessarie queste contestazioni?"
"Ogni protesta pacifica è legittima. Chi pensa che sia legittimo usare la forza, la violenza, si pone al di fuori della legittimità, senza possibilità di obiezioni."
FIRENZE - "Ogni protesta pacifica è legittima. Chi pensa che sia legittimo usare la forza, la violenza, si pone al di fuori della legittimità, senza possibilità di obiezioni.
Nelle polemiche dei NoTap, il movimento che si oppone alla costruzione del gasdotto nel Salento, spesso compare la parola “democrazia”, sottintendendo che i cittadini che manifestano sono rappresentanza di una democrazia che viene violata e che TAP stia agendo contro il sentire democratico.
Non è, ovviamente, così.
Nei giorni della morte di Sartori viene facile ricordare che scriveva come si faccia difficoltà definire cosa sia una democrazia, ma che generalmente siamo in grado di dire cosa NON è una democrazia. La mancanza di procedure certe, riconosciute, slegate (almeno nella forma, certo) dalla volontà del potere esecutivo in carica, è caratteristica proprio di regimi autoritari, dove l’esercizio del potere è in mano ad un’oligarchia e si esplicita in modo totalitario. Quindi, un’importante caratteristica di un regime democratico è il riconoscimento e la codificazione di procedure, perché garantiscono la certificabilità dei passaggi e la responsabilità della catena di potere.
Chi pensa che la democrazia consista nel “si fa quello che dico io”, sia pure che quell’io sia costituito da centinaia di cittadini, sbaglia. Chi pensa che la legge venga piegata ad interessi superiori solo perché non condivide un’opera regolarmente autorizzata, sbaglia. La democrazia è rispetto delle procedure. I diritti dei singoli e delle comunità sono codificati: se si crede che ve ne siano degli ulteriori, bene si fa a rivendicarli, nel rispetto delle regole democratiche (quindi, di nuovo, delle procedure). Non esiste democrazia al di fuori delle procedure, almeno negli stati moderni così come li conosciamo: sembrerà formalismo, ma è semplicemente garanzia che un gruppo di potere, economico come di forza, nel piccolo di una località balneare come nel grosso di un paese, si sostituisca agli organi democraticamente eletti e sovverta le procedure, sostituendo la volontà dei singoli con quella generale. Per i dettagli, vi rimando a Sartori.
Democratico e legittimo quindi criticare TAP e manifestare pacificamente, altrettanto democratico e legittimo è non condividere quelle proteste. O addirittura sposare le ragioni di TAP o sostenere i propri interessi economici (che in Italia è praticamente una bestemmia).
Nelle righe successive non sosterrò le ragioni di TAP, che non mi interessano, ma vorrei trarre un quadro della situazione, con delle osservazioni su ciò che più mi compete.
La produzione di energia elettrica in Italia (2015) si è attestata a 283 TWh, a fronte di un consumo complessivo di 317 TWh. Produciamo 192 TWh grazie a fonti combustibili fossili, principalmente il gas (60%), rispetto ad un recente passato in cui predominavano petrolio e, soprattutto, carbone.
Circa 109 TWh sono stati prodotti grazie a fonti di energia rinnovabile: idroelettrico in primis, poi eolico, geotermico, e negli ultimi anni c’è stata l’impennata di fotovoltaico (che ormai rappresenta la terza fonte per energia rinnovabile prodotta) e biomasse.
E il rimanente necessario a coprire il nostro fabbisogno? Lo importiamo, essenzialmente dalla Francia e dalla Svizzera, di origine nucleare soprattutto. L’Italia è il primo paese al mondo per importazione di energia elettrica: produciamo meno di quello di cui abbiamo bisogno. Da notare che importiamo un po’ di più della semplice differenza tra produzione e consumo, ed esportiamo qualcosina di ciò che produciamo: questo perché gli scambi tra paesi vicini possono essere più convenienti rispetto al trasporto di energia verso zone del paese meno infrastrutturate o troppo lontane dagli impianti di produzione.
Attenzione: quando scrivo che “produciamo” energia elettrica significa che trasformiamo combustibili acquistati altrove: il carbone (ne produciamo pochissimo in Sardegna) lo importiamo tramite navi tanto dal nord che dal sud america, dal Sud Africa, Australia, Russia e Cina. Il petrolio proviene da molti paesi per tramite dei tanti oleodotti (ed un po’ per via navale), principalmente paesi dell'est (Russia, Azerbaijan) e nordafrica. Discorso analogo per il gas: tolto un po’ dai paesi nordafricani, qualcosa dal Qatar (GNL, per tramite di navi gasiere), il grosso viene dalla Russia.
Produciamo un pochino di gas (soprattutto offshore) e petrolio (sia offshore che onshore, ad esempio in Basilicata): siamo circa in rapporto 1:10 con quello che importiamo, e parte della produzione nazionale viene esportata (per un discorso analogo a quello scritto sopra: può essere più conveniente esportarlo).
Quindi siamo un paese pressoché esclusivamente dipendente dall’estero per la produzione di energia elettrica e per i combustibili per la locomozione.
Veniamo alla Puglia. La mia regione produce circa 31.000 GWh di elettricità, tra centrali termoelettriche (a Brindisi soprattutto) e fonti rinnovabili come fotovoltaico ed eolico. In particolare, quasi il 20% dell’energia rinnovabile prodotta in Italia viene dalla Puglia, grazie soprattutto all’eolico. La Puglia produce da 2 a 3 volte l’energia elettrica che consuma.
Non mi sono mai appartenute le fisime nazional-localistiche: ogni territorio (città, regione, nazione, continente) produce quel che può secondo quel che ha. Non c’è alcun dubbio che il meridione d’Italia sia stato oggetto di uno scellerato piano di industrializzazione statale finalizzato a distorcere l’economia di mercato e sostenere occupazione e consumi a discapito di altre risorse e delle conseguenze ambientali.
La conseguenze ambientali e per la salute in Puglia sono gravi. E’ così per ogni territorio in cui insistono grossi impianti industriali, è a maggior ragione vero in quelle zone d’Italia dove la politica ha creato la domanda e pianificato l’espansione, derogando al suo ruolo di controllore. Ed in questo giogo occupazionale/inquinante si sono tenuti per decenni i cittadini inermi, spesso inconsapevoli. Non solo in campo energetico: vale per la metallurgia, vale per i prodotti chimici, vale per molte altre industrie che hanno fatto del meridione un po’ la discarica d’Italia (non riguarda SOLO il meridione, ma riguarda soprattutto il meridione).
Anche lo sviluppo delle energie rinnovabili non è stato “green”: a dispetto di una vulgata ambientalista che vuole tutto ciò che è carbon-free bello e salubre, lo sviluppo dell’idroelettrico ha depauperato le risorse dei fiumi, creando danni a pesca ed agricoltura, modificando le falde, riducendo l’apporto di nutrienti a valle. Eolico e fotovoltaico non sono migliori: a queste due fonti, in gran parte a causa degli incentivi fiscali (ancora una volta la politica si sostituisce all’imprenditore), hanno conosciuto uno sviluppo esponenziale in una deregulation de facto. Nella maggior parte del meridione i campi agricoli sono stati convertiti a campi fotovoltaici, con danni alla produzione agricola e al paesaggio; le pale eoliche rappresentano un problema paesaggistico e di disturbo all’avifauna, in particolare se nelle vicinanze delle rotte migratorie (e la Puglia è una ragione importantissima per la convenzione Ramsar sulle aree umide di sosta delle specie migratorie). Sono un grande fautore delle energie rinnovabili e le cose potevano ovviamente essere fatte bene: ovviamente, da italiani le abbiamo fatte male. Molto male.
Manca un approccio strategico, sia nazionale che regionale, mancano procedure di valutazione che siano realmente efficaci e vincolanti, mancano strumenti di coordinazione locale, mancano strumenti di coinvolgimento dei cittadini. O meglio, mi correggo: tutti questi strumenti sulla carta esistono, ed anzi sono innumerevoli, ma spesso inefficaci ed aggirabili.
Detto tutto questo, davvero non riesco a concepire il fatto che si ricorra a costrutti autarchici: i pugliesi che non vogliono produrre più energia si scontreranno con i romagnoli che non vorranno esportare salami? I lombardi che faranno, cacceranno tutti i loro ingegneri e camerieri pugliesi? Dalla brexit alla pugliexit? Stupidaggini. Colossali stupidaggini. Non solo perché basate su una competizione ed un odio tra regioni che non ha motivo d’essere, ma perché totalmente controproducente per chiunque sia coinvolto. La società umana, da quando esiste il fuoco, è progredita per scambi con popolazioni vicine, scambi culturali, tecnologici, commerciali. Le riletture parziali ed autocommiseratorie di certa letteratura meridionalista revanchista sono come la pizzica: divertenti ma a furia di sentirle in ogni contesto hanno perso ogni attrattiva. Se i pugliesi stanno meglio rispetto a cento anni fa (sì, stanno meglio) lo devono allo sviluppo del nord; se il nord è riuscito ad esplodere economicamente lo deve ai suoi vicini esteri ma anche al mercato interno ed alla domanda di lavoro del Sud; questo vale per quasi ogni regione e parte d’Italia, vale per Venezia come per Palermo, vale per la montagna come per la costa, vale per la pianura padana come per il Tavoliere. Vale in tutto il mondo: arrendetevi, siete circondati dal progresso.
Veniamo quindi alla TAP. Il Trans Adriatic Pipeline è un importante asse di fornitura di gas naturale dall’Arzeibajian attraverso Grecia e Albania per arrivare in Italia e rifornire tanto il nostro paese (come detto, abbiamo sempre bisogno di gas) tanto il resto d’Europa, e che potrà essere alimentato anche da altri paesi. In parallelo, si sta procedendo allo studio di un secondo gasdotto che da Israele, attraverso Cipro, approderebbe a Otranto per unirsi alla medesima infrastruttura terrestre (capacità permettendo). Non è certo una novità: come detto, siamo pieni di gasdotti. Chi paventa esplosioni, pericoli, tragedie imminenti dovrebbe ricordarsi che l’Italia è attraversata in lungo ed in largo da migliaia di km di gasdotti – e la cronaca non mi pare abbia riportato incidenti e tragedie.
Alessandro Pomes, collaboratore Aduc
assegnista di ricerca presso l'università Iuav di Venezia, laureato in scienze ambientali, si occupa di valutazione di impatto ambientale in ambito terrestre e marittimo e di ricerca nel campo dell'impatto delle fonti di energia rinnovabile."